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Tonazzo, Orduna ai saluti: “Tre anni meravigliosi, Padova è casa mia. Ora una grande opportunità”

Un saluto con il cuore in mano. Santiago Orduna lascia la Tonazzo per vestire la maglia di Modena dove giocherà le due prossime stagioni. La notizia non è ancora ufficiale, ma le parole del diesse Sartoretti rilasciate ai quotidiani emiliani in...

Redazione PadovaSport.TV

Un saluto con il cuore in mano. Santiago Orduna lascia la Tonazzo per vestire la maglia di Modena dove giocherà le due prossime stagioni. La notizia non è ancora ufficiale, ma le parole del diesse Sartoretti rilasciate ai quotidiani emiliani in settimana («Orduna è un giocatore di Modena») non lasciano ormai più dubbi. Il giusto riconoscimento per un atleta che in tre stagioni ha lasciato un marchio indelebile nella nostra città.

«Colgo una grande opportunità - dice Orduna intervistato dal Gazzettino direttamente dall'Argentina, dove starà per i prossimi due mesi - Giocare a Modena è un po’ il sogno di tutti e io sono stato davvero davvero fortunato».

Cosa sono state queste tre stagioni a Padova?

«Un pezzo importante della mia carriera. Quando giocavo in A2 sognavo di giocare un giorno a Padova e ci sono riuscito. Sognavo di vincere un campionato con questa maglia e ci sono riuscito. Sognavo di centrare i play off e ce l'abbiamo fatta. Sono stati tre anni meravigliosi, un crescendo continuo, un percorso di crescita umana e professionale che ricorderò per sempre. Ho sentito il calore e l'affetto di tutti i tifosi a cui sono molto legato e a cui mando un abbraccio enorme. Padova è come casa mia, la giro in tutti gli angoli con la massima facilità. Proprio perché ci sono stato bene. E con me Lucila, mia moglie. Devo molto a questa città, a questa società che è cresciuta tantissimo in questi tre anni e molto anche a Valerio Baldovin, un grande allenatore».

Con lui c'era un legame speciale, un asse portante per la squadra.

«Con Valerio mai uno screzio, mai una parola in più. Mi ha dato i gradi di capitano ma soprattutto l'opportunità e la responsabilità di essere una sorta di allenatore in campo. Potevo gestire molte situazioni. Una responsabilità che mi sono preso volentieri perchè sentivo la sua fiducia. Gliene sono grato, perché credo che i risultati si siano visti».

I giorni più belli?

«Sicuramente quelli delle due vittorie a Monza, quella che ci ha regalato la Coppa Italia e quella della promozione in SuperLega. Quel giorno c'erano più di 500 padovani sulle tribune! Bellissimo e indimenticabile. Mi chiedevate spesso perché sono arrivato in A1 così tardi. Beh, un po’ era anche perché volevo conquistarmela sul campo. E a Padova ci sono riuscito. Avevo bisogno, evidentemente, di sentirla un pò mia, questa SuperLega. Sono contento di quello che ho fatto e di come l'ho fatto. Quando ho giocato per la prima volta in quel palazzetto mi sono detto: dopo Padova questo è un altro posto dove mi piacerebbe giocare. Devo dire che Lucila, in questo è sempre stata molto ottimista in questo. Ora sarò a fianco di quei fenomeni con cui a Padova, però, abbiamo giocato alla pari per lunghi tratti nei play off. Sarà un effetto particolare».

Che estate sarà quella della famiglia Orduna?

«Un'estate di... freddo. Come sempre negli ultimi dieci anni! Qui in Argentina è inverno, meno male che siamo stati una settimana in Sardegna a scaldarci un po’ le ossa. Mi piacerebbe molto andare a Rio a vedere qualche partita della Olimpiadi. Papà (che allena l'Argentina femminile, ndr) si è qualificato e vorrei essere lì con lui. Poi vedremo quando inizieremo la preparazione e vedremo anche di trovare una squadra per Luci!».

E alla prima occasione, ne siamo certi, alla Kioene Arena saranno soltanto applausi per lui. Padova, infatti, non dimentica mai i campioni veri.