editoriale

Quattro considerazioni dopo le ultime partite

Direttore PadovaSport.tv

Redazione PadovaSport.TV

Il Padova ha perso due partite di fila e pareggiato male con il Renate e, inevitabilmente, si parla di crisi. Sono passate solo sette giornate dall'inizio del campionato, dunque pensieri e parole che fluttuano in queste ore nell'etere, sui giornali o in tv non possono che essere impressioni del momento, non certo giudizi definitivi o sentenze. Alcune considerazioni sparse:

1) Nel maremagnum di commenti si legge di tutto, ma su una cosa è bene essere chiari: si possono mettere in discussione scelte tecniche, singole prestazioni, acquisti azzeccati o meno, ma non certo l'impegno della società. Questa proprietà ha dimostrato con i fatti di voler fare le cose per bene e se i risultati non arrivano sono i primi loro (e ci metto dentro tutto il gruppo dirigente Bergamin, Bonetto e rispettivi figli) a dolersene. Quindi, a quella piccolissima parte di tifoseria che sta mettendo in discussione la dirigenza, dico: non fatevi prendere da isterismi di massa e pensate a quando il proprietario del Calcio Padova ci sputava praticamente addosso (vedi deliranti affermazioni sul background e atteggiamenti sprezzanti) oppure abbandonava la nave lasciandola colare a picco (vedi Cestaro)

2) Oggi possiamo contare su due certezze, non da poco: la dirigenza innamorata quanto i tifosi di questa squadra con le scelte che di conseguenza verranno fatte sempre per il bene di questi colori e il pubblico. Per pubblico intendo il cosiddetto zoccolo duro, quello che frequenta abitualmente lo stadio e che influisce inevitabilmente nei 90 minuti della partita, quello che si fa sentire anche in trasferta e che applaude e incoraggia. Fischiare o criticare durante la gara è atteggiamento autolesionistico, il tempo per le critiche o per le spiegazioni deve avvenire al termine della partita o in un altro momento (e il pubblico padovano mi sembra lo abbia capito).

3) Chi dice adesso, dopo tre partite, che la squadra è da medio bassa classifica o che non può correre per le zone alte non conosce la materia oppure non ha seguito la Lega Pro attentamente negli ultimi anni. Prendete la formazione tipo, scorrete i nomi e pensate quante altre squadre possono contare su certi interpreti. La società ha scelto di non correre rischi puntando su una squadra esperta dove forse l'unica "scommessa" è Carmine Parlato, che ha poca Lega Pro nel curriculum. Tutti ovviamente ci aspettavamo di più dopo queste prime sette giornate, e invece dobbiamo fare i conti con una brutta classifica. Probabilmente a differenza delle altre big, c'è uno scalino troppo accentuato tra le cosiddette prime e seconde linee, titolari e riserve. Ma sono dettagli questi che stiamo tutti imparando, dal momento che il salto dalla D alla nuova Lega Pro è ancora "materia di studio". Il problema di queste ultime tre partite è più mentale che tecnico: con l'Alto Adige si è sbagliato l'approccio alla gara, con il Cittadella (seppur più forte) si poteva sfruttare meglio il pareggio su rigore, con il Renate la squadra è sembrata bloccata e impaurita. 

4) Il modulo (importante, ma che conta fino a un certo punto se non c'è il giusto atteggiamento in campo): secondo me la quadratura si troverà con Neto Pereira e Altinier insieme, e rinunciando agli esterni. Potrebbe essere 4-3-1-2, in attesa di inserire qualche nuova pedina a gennaio. Cambiare spesso modulo può essere efficace con giocatori che hanno nelle loro caratteristiche una certa duttilità (penso ad esempio al Cittadella), ma nella situazione del Padova forse sarebbe meglio concentrarsi e lavorare su un unico sistema di gioco.