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Real Vicenza addio, Diquigiovanni lascia

Dopo tanta attesa e tanta incertezza, al quartier generale del Real Vicenza arrivano notizie ufficiali. Il presidente Lino Diquigiovanni e la figlia Barbara hanno annunciato la chiusura dell’attività del club biancorosso: «Lo scopo di questa...

Redazione PadovaSport.TV

Dopo tanta attesa e tanta incertezza, al quartier generale del Real Vicenza arrivano notizie ufficiali. Il presidente Lino Diquigiovanni e la figlia Barbara hanno annunciato la chiusura dell’attività del club biancorosso: «Lo scopo di questa conferenza stampa - ha spiegato Diquigiovanni - è di chiarire una volta per tutta la situazione che si è creata. Quando sono partito col Real Vicenza, avevo deciso di dedicare dieci anni a questa realtà. Cinque anni fa ho avuto un ictus e forse il calcio mi ha salvato la vita visto che allo stadio c’era un’ambulanza vicino a me. A livello fisico penso di aver perso il 70 pe cento di quello che avevo inizialmente, per me è stato tutto molto pesante. Credo di essere un uomo di sport, lo sport per me è stato come l’ossigeno. Mi piace lottare per vincere e ho ottenuto risultati impensabili creando il Real Vicenza. Ho trattato a lungo il Vicenza, ma non c’erano i presupposti per arrivare a un’intesa. Abbiamo fatto un girone di andata straordinario, eravamo primi, poi nel girone di ritorno siamo stati quintultimi. Alla fine della stagione ho salutato tutti i ragazzi, mi sono complimentato con loro anche per la Coppa disciplina. C’erano tre alternative: chiudere, cedere la società o fare qualcosa di importante altrove, magari ripartire e tentare un altro anno».

E qui entra in scena il Treviso: «Si era aperta questa opportunità a Treviso. Mi hanno chiamato per un calciatore e mi hanno prospettato di fare qualcosa di importante a Treviso. All’inizio ero scettico, poi l’idea mi è piaciuta e ho pensato che si poteva fare qualcosa di importante. Ho avuto due incontri con sindaco e assessore, si poteva fare un campionato e far il derby col Padova, col Venezia e col Cittadella ma non mi hanno capito. Fare calcio sono per me non ha più senso, la mia proposta non è andata in porto a Treviso. Abbiamo 5-6 giocatori sotto contratto, adesso si stanno preoccupando e li ho chiamati per comunicargli la mia decisione. Ho parlato coi ragazzi e ho mandato loro un messaggio dettato per telefono. Ci fermiamo: si aprono due soluzioni. Se qualcuno vuole prendersi la categoria sono qui, ma credo ci siano ben poche possibilità. Se il Comune di Treviso cambia idea, fino al 30 giugno sono qui. Partiamo da una base importante. Se non dovesse presentarsi nessuno qui chiudiamo l’attività nel professionismo, resterà qualche attività aperta nei dilettanti con le giovanili».