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Masiello isolato in carcere, si temono aggressioni

Ha la barba lunga. “Mi hanno preso l’altra sera, mezz’ora dopo le dieci. Ero a Bergamo. Sono arrivato a Bari lunedì mattina. Come volete che mi senta, dietro le sbarre…”. Andrea Masiello ha un filo di voce, più...

Redazione PadovaSport.TV

Ha la barba lunga. "Mi hanno preso l'altra sera, mezz'ora dopo le dieci. Ero a Bergamo. Sono arrivato a Bari lunedì mattina. Come volete che mi senta, dietro le sbarre...". Andrea Masiello ha un filo di voce, più ansiosa che sorniona. Non è in isolamento giudiziario, ma un po' è come se lo fosse e intuirlo scrutando le facce dei suoi carcerieri, non è difficile. Ha il "divieto di incontro" esclusivamente con i suoi due amici finiti insieme con lui in galera: Giovanni Carella e Fabio Giacobbe, indicati dai magistrati come i complici delle combine orchestrate l'anno scorso attorno ad alcune partite del Bari durante il campionato di serie A. I biancorossi già figuravano tra le squadre condannate alla B, ma non per questo erano autorizzati a vestire i panni dei mercenari un tanto a rete. Nell'elenco dei match chiacchierati, c'è anche il derby: quello che il Lecce era venuto a giocare al San Nicola e che aveva vinto per due reti a zero. Compreso l'autogol di Masiello, che alla fine di marzo in una lettera agli investigatori ammette: "L'ho fatto apposta".

Puoi pure guadagnare con le scommesse una montagna di soldi, ma l'idea che tu abbia venduto per 300mila euro la gara ai leccesi, i tifosi non te lo perdoneranno mai. E il penitenziario potrebbe essere il teatro dove qualche testa calda decide di inscenare la vendetta: per lavare con una scazzottata, nel migliore dei casi, l'orgoglio ferito. Sì, insomma, il timore che come minimo gliele suonino di santa ragione, non è campato per aria. Così i custodi del calciatore comprendono senza che i pubblici ministeri abbiano la necessità di sprecare chissà quante parole, di avere di fronte una specie di sorvegliato speciale.

Rinchiudono Masiello in una cella dell'infermeria, al primo piano. Una stanza grigia e bianca, grande nove metri quadrati. Le brande sono due, ma il galeotto eccellente vive da solo. Al buio, o quasi. Sì, insomma, nemmeno gli "alloggi" del centro clinico sono come quelli di un albergo di lusso. Potrebbero tuttavia perfino essere paragonati a delle vere e proprie suite se si pensa che l'alternativa sono gabbie minuscole, ognuna organizzata per ospitare dieci-undici detenuti. Il fatto è che la "seconda sezione" è chiusa per restauri, e l'istituto di pena ha l'aria di un girone infernale.Il difensore ha addosso una tuta grigia e un giaccone nero, di pelle. E' seduto sul materasso, le mani tra i capelli, gli occhi bassi. Alza lo sguardo nel momento in cui fa capolino davanti all'inferriata il deputato del Pd Dario Ginefra. Non è possibile parlare dell'inchiesta che sta facendo sussultare, di rabbia e per la delusione, il mondo del pallone. Tanto più che Masiello ancora deve essere interrogato dal gip: accadrà mercoledì. Al parlamentare, per quella manciata di minuti che dura il colloquio, dà l'impressione di non essere caduto dalle nuvole quando "l'altra sera mi hanno preso". Riconosce, a denti stretti: "In qualche modo era nell'aria, questo arresto".

Con l'ultimo manoscritto recapitato agli inquirenti - "Sì, l'ho fatto apposta" a voltare le spalle ai miei compagni e permettere ai salentini di raddoppiare e mettere al sicuro il risultato - probabilmente aveva immaginato di poter guadagnare qualche indulgenza, mentre sulle televisioni nazionali rimbalzavano voci a proposito di manette che, impietose, da un minuto all'altro si sarebbero materializzate. Niente da fare.

Finisce in gattabuia il terzino che adesso ha l'ingaggio con l'Atalanta. "Intende chiarire la sua posizione e dimostrare lo spirito di collaborazione che aveva manifestato nei due precedenti interrogatori" dice l'avvocato barese di Masiello, Francesco Rotunno. Sono le sei del pomeriggio quando l'onorevole Ginefra saluta il comandante delle guardie e va via. Deve rientrare a Roma, nel frattempo posta su Facebook un messaggio lapidario: "Mi domando perché non ai domiciliari...". All'ombra del cancello di corso De Gasperi, aveva ragionato: "Appare particolare il ricorso alla traduzione in carcere. Un carcere che, come il Pd ha denunciato più volte, ha serie difficoltà sia strutturali, sia in relazione al numero risicato di personale". Ma questa è un'altra storia. Masiello trascorrerà la sua prima notte in prigione. Guardato a vista.