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Palermo inglese, e se fosse tutto un bluff? Per ora versate solo cento sterline

Il Palermo “inglese” scricchiola già. Il punto di domanda più grande, dopo il passaggio di proprietà, riguarda la solidità finanziaria che dovrà fare da polmone al club rosanero, almeno fino al termine della stagione. I nuovi...

Redazione PadovaSport.TV

Il Palermo "inglese" scricchiola già. Il punto di domanda più grande, dopo il passaggio di proprietà, riguarda la solidità finanziaria che dovrà fare da polmone al club rosanero, almeno fino al termine della stagione. I nuovi proprietari dalla firma per l’acquisizione del club, il 30 dicembre, a oggi hanno compiuto alcuni passi ufficiali, che però ancora non chiariscono del tutto su quali basi economiche la nuova società fonderà il proprio cammino.

Come si legge sulla Gazzetta dello Sport, edizione siciliana, anche l’evidenza dell’immissione di 15 milioni di sterline nella Sport Capital Group Investments, così come era stato annunciato, risulta essere in obbligazioni. Il capitale, quindi, che compone la società a cui fa riferimento la Palermo Football Club è fondato su titoli di prestito, non su denaro liquido. Di contante, infatti, risultato soltanto le 100 sterline con cui si è avviata l’attività della Sport Capital al momento della costituzione. Senza entrare nei meandri tecnici del gioco di scatole che sta alle fondamenta della nuova proprietà, non si sa ancora chi sia l’acquirente di queste obbligazioni, se non che si tratta di una società veicolo con un rappresentante legale. Alla luce dei fatti, visto tra l’altro che non è dato sapere quando questi 15 milioni di sterline confluiranno nelle casse del Palermo, la situazione d’incertezza purtroppo resta, nella speranza che non sia per troppo tempo. Del resto, le contraddizioni fin dall’inizio dell’iter della cessione societaria non sono mancate, dallo sbarco in città di quelli che allora erano semplici advisor apparsi come nuovi proprietari quando

ancora la trattativa era soltanto alla firma di un preliminare, alla presentazione di David Platt come una figura al centro del progetto prima di vederlo svanire nel nulla, fino ad arrivare alle incomprensioni nemmeno troppo velate tra Richardson e Foschi sulle competenze di mercato. Per tutti questi motivi il vederci chiaro resta ancora un obbligo.

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