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Aggressione ultras, anche Penocchio all’attacco: “Ora basta, la misura è colma. Vedrò se querelare”

Dopo l’ad Andrea Valentini, anche il presidente Diego Penocchio alza la voce, in seguito all’episodio di sabato sera. «Sono molto amareggiato – ha spiegato il numero uno del Padova al Mattino – perché questo episodio...

Redazione PadovaSport.TV

Dopo l'ad Andrea Valentini, anche il presidente Diego Penocchio alza la voce, in seguito all'episodio di sabato sera. «Sono molto amareggiato - ha spiegato il numero uno del Padova al Mattino - perché questo episodio travalica quello che può essere, seppure già ai limiti (i cori ripetuti prima e durante le partite, ndr), un eccesso di critica espresso dalla Tribuna Fattori nei confronti del sottoscritto e dei suoi collaboratori. Non ci siamo proprio. Auspico che la Questura di Bari proceda d’ufficio, ci sono le telecamere che dovrebbero aver ripreso la scena. Quanto a noi, i legali della società saranno chiamati a valutare nelle prossime ore il racconto di Marco e di Mauro. C’è stata violenza verbale e fisica, perché qualcuno ha messo le mani addosso, anche se non sono volati cazzotti». Denuncia in arrivo, allora? «Ripeto, decideranno gli avvocati». Poi la precisazione: «Non voglio neppure pensare che un manipolo di 8-10 facinorosi rappresenti il pensiero di tutta la tifoseria padovana. Mi rifiuto di prendere in considerazione questa ipotesi, ma l’episodio è comunque grave. Va al di là di ogni logica di dialettica. Non capisco la matrice, il movente e l’obiettivo di simili azioni. Un confronto in tv? Certo, avevo dato la mia disponibilità, ma non ci sono stati seguiti, e non siamo stati noi a frenare...».La telefonata di Rossi. Penocchio chiude la conversazione con Il Mattino rivelando di aver «ricevuto la solidarietà del sindaco, che mi ha chiamato in giornata, deplorando quanto accaduto. Questo mi conforta».Parlano gli ultras. E i ragazzi della “Fattori”? Ecco la versione di Andrea, uno dei capi che era nel gruppetto degli aggressori: «Quando abbiamo visto l’auto di Valentini (una Jeep Cherokee grigia) ferma davanti al distributore, uno di noi si è fatto avanti, ha aperto lo sportello del guidatore e gli ha urlato: “Adesso dovete dirci perché siete venuti a Padova. Siamo penultimi, vergognatevi!”. La risposta del dirigente, che era alla guida, è stata: “Io non dico nulla”. E l’altro: “Tu non dici nulla perché sei una m....”. A quel punto il botta e risposta si è fatto più concitato, sono intervenuto e ho spinto via il mio compagno. “Andatevene di qua” e ci siamo congedati. Neppure un graffio all’auto, nessuna colluttazione ma soprattutto nessuna minaccia di morte, come asserito nel comunicato della società». Racconti che non collimano, ovviamente. E la tensione torna a farsi alta intorno e dentro al pallone biancoscudato.