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Padova-AltoVicentino, Ferretti: “Verranno qui per farci un dispetto, mi dispiace non essere in campo…”

Com’è lontano quel 13 agosto 2014… La Biancoscudati Padova era un cantiere aperto, che cercava di ricostruirsi sulle ceneri del passato. E il calendario all’ultima giornata aveva previsto lo scontro diretto con quella che, sin da...

Redazione PadovaSport.TV

Com’è lontano quel 13 agosto 2014... La Biancoscudati Padova era un cantiere aperto, che cercava di ricostruirsi sulle ceneri del passato. E il calendario all’ultima giornata aveva previsto lo scontro diretto con quella che, sin da allora, sarebbe stata l’avversaria da battere: l’Altovicentino. Sfida allo stadio Euganeo, il 10 maggio 2015: avrebbe dovuto essere la partitissima, la resa dei conti dopo un’intera stagione. Com’è lontano quel 13 agosto 2014... Oggi, che l’appuntamento tanto atteso è alle porte, il peso della posta in palio è diventato pari a... zero o quasi. Dunque, domenica pomeriggio, nell’ultima passerella prima della poule scudetto, per gli uomini di Parlato il match sarà buono solo ai fini delle statistiche e per vendicare, sportivamente parlando, l’immeritata sconfitta subìta a Valdagno, il 4 gennaio scorso. Per Gustavo Ferretti, uno dei due grandi ex, insieme a capitan Cunico, sarà invece solo un pomeriggio diverso: la “mano de dios” con la Ripa La Fenadora, e la relativa ammonizione, lo costringeranno a saltare la “sua” partita per squalifica. Lui, scaricato dal club di Dalle Rive l’estate scorsa, avrebbe fatto di tutto per scrivere definitivamente la parola “fine” al campionato mettendoci in calce la propria firma. «Non sto rosicando, di più...», confessa l’argentino. «Non volevo colpire la palla volontariamente: ho visto arrivare il cross, e con il portiere che usciva un po’ ho allargato il braccio per evitare che lui mi venisse addosso, un po’ perché è nelle corde di un attaccante cercare in qualche modo di prenderla. Poi mi sono reso conto che l’avevo combinata grossa: quando l’arbitro sembrava avermi perdonato ho ringraziato il cielo, invece mi sono girato e ho visto l’assistente con la bandierina alzata e che chiedeva il “giallo”. Mi spiace, questa partita volevo giocarla, ma magari sarei stato ammonito e avrei perso la poule scudetto: per certi versi, meglio così». Chiude il campionato a quota 11 reti. Che voto si dà? «Ho fatto un grande inizio di stagione, nelle prime partite è arrivato qualche gol importante, e qualche altro molto bello. Però mi rendo conto che 11 reti sono un bottino inferiore a quelli degli ultimi anni: colpa dei continui infortuni, ma nel complesso posso dire di essere comunque soddisfatto. Quando ci sono stato, sul campo penso di aver fatto abbastanza bene il mio dovere». Come pensa che si presenterà all’Euganeo un Altovicentino che paga 15 punti di distacco? «Non sarà facile, ma se fossi nei loro panni avrei un po’ di orgoglio da tenere alto. Verranno qui per farci un dispetto, e noi ce la giocheremo: all’andata non meritavamo di perdere, quindi proveremo a rifarci, senza dimenticare che i nostri obiettivi sono altri». Secondo lei i tifosi del Padova come dovrebbero accoglierli? «È stata una stagione molto “calda”, e ritengo che certe frasi avrebbero potuto risparmiarsele: dal Padova favorito, al Padova che aveva l’aiuto degli arbitri, al Padova che avrebbe patito i primi caldi. Immagino che i tifosi si godranno la vittoria del campionato e rinfacceranno loro tutte queste cose, io mi sento solo di dire ai nostri rivali che in ogni caso abbiamo vinto noi, Padova è troppo grande per pensare a loro». E se in tribuna dovesse incontrare Dalle Rive? «Lo saluterò, e gli dirò che mi dispiace che anche quest’anno gli sia andata male. Senza nessuna vendetta: probabilmente l’estate scorsa sono state compiute scelte che forse nemmeno lui aveva condiviso, da parte sua spero che mi faccia i complimenti per la nostra vittoria. Chiusa la loro porta, si è aperto il portone del Padova: quest’anno ho ricevuto tutta la stima che mi era mancata negli anni passati, nonostante avessi segnato di più. La mia rivincita me la sono già presa, e sono contento così»