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Padova choc: maxi stipendi ai dirigenti, 30 milioni di euro di gestione

Altro che poco più di 20 milioni di euro, la gestione del Padova 2011/12 si attesterà al 30 giugno sui 30 milioni! Una cifra pazzesca, soldi gettati al vento (è proprio il caso di dire…) per un settimo posto finale in serie B etichettato...

Redazione PadovaSport.TV

Altro che poco più di 20 milioni di euro, la gestione del Padova 2011/12 si attesterà al 30 giugno sui 30 milioni! Una cifra pazzesca, soldi gettati al vento (è proprio il caso di dire…) per un settimo posto finale in serie B etichettato giustamente dall’ambiente come un fallimento. Tra costi e ricavi, alla fine il disavanzo dovrebbe aggirarsi attorno ai 18 milioni, onere che Marcello Cestaro si accollerà per intero, visto e considerato che con i soci, la cui quota complessiva raggiunge il 12% del pacchetto azionario, ha precisi accordi per cui la partecipazione di ognuno si concretizza in pubblicità (cartellonistica) allo stadio. Insomma, un bagno di… sangue o quasi, che porta il conto totale dell’impegno finanziario del cavaliere nel calcio a 70 milioni dal 2003 ad oggi. Il primo atto concreto della “rivoluzione” imposta al patron dalla famiglia è un drastico taglio dei costi, per cui il budget a disposizione per allestire squadra e staff tecnico e pagare gli stipendi a tutti non supererà gli 8,5 milioni di euro lordi (4,25 netti). Il ridimensionamento è sicuro, ma non si poteva più andare avanti come prima. Certi compensi – oltre 300 mila euro lordi ad alcuni dirigenti, ad esempio – rappresentano un’assurda anomalia da eliminare o “correggere” in fretta. E lo stesso dicasi per giocatori pagati a peso d’oro, con contratti pluriennali superiori ai 350 mila euro a stagione. Fulvio Pea, tanto per cominciare, ha dato l’esempio: il suo contratto, annuale, rientra nei parametri standard della categoria, fra i 150 e i 170 mila euro, con, ovviamente, incentivi a salire in caso di raggiungimento dei playoff e di promozione in serie A. La prossima, delicata, partita, però, riguarda l’assetto societario con le mansioni da assegnare in sede, dove la filosofia dei “tagli” potrebbe far saltare qualche testa eccellente. Lunedì 25 giugno si terrà l’assemblea dei soci e in quella sede dovrebbero esserci grosse novità. Alcune indiscrezioni danno per sicura la proposta, formulata dallo stesso Cestaro, dell’ingresso nel Cda di tre nomi nuovi: il figlio Lorenzo, il direttore finanziario della Unicomm, Walter Pulcini, e lo stesso Baraldi. Azzardiamo: il primo potrebbe essere nominato vice-presidente, il secondo responsabile dell’area amministrativa, dunque deputato a far quadrare (rigidamente) i conti, e il terzo direttore responsabile dell’area tecnica e del marketing. Domanda: che accadrebbe di Gianluca Sottovia e di Gianni Potti? Continuerebbero a rimanere ai loro posti, anche se per l’attuale direttore generale e amministratore delegato il ridimensionamento sembra inevitabile. Potti, invece, che è consulente del club, risponderebbe direttamente a Baraldi del suo operato. Se così fosse, sarebbero da verificare le posizioni di Alberto Pilotto e di Barbara Carron, vice-presidenti (il terzo è Francesco Peghin), che potrebbero rimanere come consiglieri oppure, ed è il caso del commerciante di carni di Tombolo, lasciare la Spa biancoscudata. Il condizionale è d’obbligo perché il cavaliere, impegnato sino a stasera in Germania per lavoro, è ad uno stadio avanzato della trattativa con un terzetto di imprenditori padovani interessati ad entrare nel Padova. Un nuovo incontro – dovrebbe trattarsi del quarto – è in programma tra domani e giovedì nella sede della Unicomm e potrebbe risultare decisivo per chiudere l’intesa o, ipotesi peggiore, far saltare tutto. Dallo stato maggiore del gruppo vicentino non filtra nulla, ma i tre sarebbero intenzionati ad acquisire un 10% di quote a testa, lasciando a Cestaro la maggioranza. In compenso, uno di loro dovrebbe essere elevato alla carica di vice-presidente.