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Cittadella-Spezia, il ritorno di Bartolomei: “Ho vissuto due anni fantastici. E che rammarico con il Frosinone…”

L’indole da “combattente” ha conquistato subito i tifosi. Ma un posto definitivo nei loro cuori se l’è ritagliato quando ha preso fiducia nei propri mezzi e ha cominciato a tirare in porta. E a segnare. Quasi sempre con bordate di...

Stefano Viafora

L’indole da “combattente” ha conquistato subito i tifosi. Ma un posto definitivo nei loro cuori se l’è ritagliato quando ha preso fiducia nei propri mezzi e ha cominciato a tirare in porta. E a segnare. Quasi sempre con bordate di terrificante potenza. Paolo Bartolomei – pedina imprescindibile del centrocampo dello Spezia che, domani alle 15, sarà ospite al Tombolato – si prepara a tornare a Cittadella da avversario dopo due stagioni in maglia granata condite da 72 presenze e 7 gol. «Ho vissuto due anni splendidi e ricchi di emozioni, di soddisfazioni e anche di qualche rammarico», afferma il centrocampista lucchese. «Mi sono trovato a mio agio fin dai primi giorni e, di conseguenza, sono sempre riuscito a dare il meglio. Cittadella è una realtà piccola, ma con una mentalità e un’organizzazione da grande società e il merito di questo va soprattutto al presidente Gabrielli e al direttore Marchetti, senza i quali non sarebbe possibile. A livello ambientale, questa città mi ha dato molto, soprattutto dal punto di vista emotivo, perché i tifosi sono sempre stati al nostro fianco. Mentre, in campo, quello che ha fatto la differenza è stato che più che essere semplici compagni di squadra, eravamo dei grandi amici. Venturato, poi, è stato una figura di riferimento: gli devo tanto, perché mi ha fatto migliorare sotto ogni aspetto». Quando “Barto” parla di “rammarico”, in realtà il riferimento è uno solo: la semifinale playoff della scorsa stagione, contro il Frosinone, e l’idea di essere stati scippati da alcune decisioni arbitrali perlomeno controverse. «Quando ci ripenso, brucia ancora. È stato un vero peccato non aver raggiunto la Serie A, perché eravamo consapevoli della nostra forza e anche le altre squadre avevano iniziato a temerci. Ci credevamo davvero». (Da Il Mattino)