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Esplodono i casi Di Nardo e Trevisan

Chiaroscuro. Il derby vinto dal Padova in rimonta 3-1 sul Portogruaro ha una doppia faccia. Quella bella della classifica che sorride con la zona salvezza lontana sei punti e il miraggio dei play off (ma giustamente guai a parlarne) a sole quattro...

Redazione PadovaSport.TV

Chiaroscuro. Il derby vinto dal Padova in rimonta 3-1 sul Portogruaro ha una doppia faccia. Quella bella della classifica che sorride con la zona salvezza lontana sei punti e il miraggio dei play off (ma giustamente guai a parlarne) a sole quattro lunghezze e quella ombrosa della clamorosa esclusione di Totò Di Nardo finito in tribuna e della brutale reazione di Trevisan al gol del 2-1. Non solo. Ad aggravare la situazione la scelta di Dal Canto di dare fiducia a Dramè, un giovane attaccante classe 1992 che alla fine è uscito tra gli applausi dell’intero stadio. Situazioni più comuni in una gara di fine stagione senza grande valore, che nel match chiave della stagione. Insomma, Di Nardo ormai è un problema, difficile da arginare e gestire.Rabbia Totò. Ciò che non è sfuggito a chi si è seduto in tribuna stampa è stata la faccia sconsolata e arrabbiata dell’eroe di Busto seduto sui gradini. Mugugni, battutine, l’amara considerazione che si tratti di una scelta tecnica. L’esclusione? A quanto si è capito (ma nessuna conferma ufficiale) a Totò non sarebbe andata giù l’ennesima panchina. Da qui la discussione col mister che alla fine ha scelto di dare spazio al baby primavera, relegandolo in tribuna. «Io alleno 20 persone, non solo Di Nardo. E’ stata una scelta tecnica, in questo momento non mi serviva. Gestiremo la situazione in settimana», si è lasciato sfuggire il tecnico a fine partita. Un caso che rischia di alterare certi equilibri e che difficilmente verrà sistemato a poche giornate dal termine della stagione regolare.Insulti. Il secondo episodio ha riguardato Trevor Trevisan, bersagliato dai fischi dei tifosi e che al momento del gol ha risposto alzando e abbassando le braccia a dileggio. Un gesto più da ultras, che da giocatore che porta una gloriosa maglia. Per altro nessuna scusa verso il pubblico. «Posso accettare che mi si dica che sono scarso, non le offese ai familiari. Chi viene allo stadio solo per insultare se ne stia a casa». Contento lui.