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Bergamin: “Ci hanno dato una bella lezione d’umiltà, speriamo di imparare”

«Sono contento perché abbiamo preso una bella lezione sul piano dell’umiltà e della cattiveria agonistica, chissà che abbiamo imparato». Il presidente Giuseppe Bergamin tira le orecchie ai biancoscudati, e al tempo stesso cerca di trovare...

Redazione PadovaSport.TV

«Sono contento perché abbiamo preso una bella lezione sul piano dell’umiltà e della cattiveria agonistica, chissà che abbiamo imparato». Il presidente Giuseppe Bergamin tira le orecchie ai biancoscudati, e al tempo stesso cerca di trovare un lato positivo all’inaspettata scoppola rimediata martedì sera con il Fano. «Deve esserci d’insegnamento perché a noi è mancato tutto quello che gli avversari hanno messo in campo, senza cercare attenuanti di carattere tecnico o fisico. La squadra vista l’altra sera non è quella che vogliamo e che conosciamo, meglio che sia arrivata questa sberla che deve far riflettere, soprattutto lo staff tecnico e i giocatori. Nel calcio non prevale sempre la tecnica, servono cuore, carattere e voglia di ottenere il risultato. Va fatto un plauso al Fano per la determinazione che ci ha messo, e che sicuramente dobbiamo imparare ad avere anche noi. Per fortuna tutto il gruppo, staff tecnico compreso, ha l’opportunità già sabato di farci dimenticare questa brutta serata, e di farci vedere uno spettacolo diverso». Dalla tribuna si è reso conto subito che era una serata storta? «Non abbiamo fatto bene il primo tempo, siamo andati in svantaggio e potevamo subire anche il secondo gol. Prima del riposo siamo riusciti a riequilibrare il risultato segnando anche un bella rete, ma da quel momento non siamo riusciti a ripeterci. Francamente mi aspettavo un secondo tempo completamente diverso approfittando dell’episodio favorevole che ci ha portato a pareggiare, e invece l’1-1 non è valso a nulla. A parte i primi cinque-dieci minuti della ripresa, siamo stati sovrastati dalla carica agonistica del Fano ed è venuta fuori la nostra debolezza caratteriale». Gli errori commessi poi hanno inciso fortemente sull’andamento del match. «Gli errori fanno parte del gioco e li fanno tutti, è inutile colpevolizzare Emerson o qualcun altro nello specifico. Abbiamo sbagliato tutti, inclusi i ragazzi che non hanno giocato. Tutto il gruppo è coinvolto, anche l’allenatore». A proposito di Brevi, i tifosi l’hanno messo sul banco degli imputati. «Dopo una partita del genere è facile criticare, ma non sono di questo avviso. Di lavoro da fare ce ne è ancora molto, ma dopo quasi due mesi e mezzo di allenamenti ne è stato anche fatto. Anche se non abbiamo raccolto tutti i frutti, mi auguro che vengano. Sono i giocatori ad andare in campo e devono essere motivati, e in questo l’allenatore ha una sua responsabilità. Ma non si può mettere in discussione per una partita, dobbiamo vedere qualcosa d’altro prima di giudicare: non mi riferisco solo alle gare, ma anche al lavoro svolto durante la settimana. E finora abbiamo visto delle buone cose di questa squadra. Pertanto esprimere in questo momento un giudizio negativo sul suo conto, non lo trovo giusto». Come giudica l’espulsione di Alfageme? «Sono episodi che non hanno giustificazione e che non sono tollerabili. Capisco che un giocatore possa essere espulso per fallo da ultimo uomo o per somma di ammonizioni, ma una cosa così gratuita merita di essere punita. Al di là del gesto, deve essere ripreso». Nel dopo-gara è andato in spogliatoio. Cosa ha detto ai giocatori? «Li ho guardati in faccia, più che parlare a loro. In queste situazioni uno sguardo è sufficiente per fare capire quello che si vorrebbe dire». Immaginiamo che lo faranno Zamuner e Brevi. «Già, è compito loro parlare alla squadra». Forse hanno davvero influito i due giorni in meno di riposo rispetto al Fano. «Ho già detto che non c’è alcuna attenuante tecnico, tattica e fisica che possa giustificare una prestazione simile. Non ci aspettavamo una partita del genere, eravamo molto fiduciosi di trovare quella continuità di cui ho sempre parlato. Forse mentalmente abbiamo avuto la presunzione di sottovalutare l’avversario, e questo non è accettabile». (da Il Gazzettino)

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