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Padova, è un Capodanno al vertice. Cosa aspettarsi dal 2018?

Un anno di sogni e di speranze, un anno di emozioni e – si spera – di rinascite: il 2018, per il Padova, si preannuncia così. Al di là del pareggio di Fano viziato anche dalle tante assenze offensive, il popolo biancoscudato non poteva...

Alessandro Vinci

Un anno di sogni e di speranze, un anno di emozioni e – si spera – di rinascite: il 2018, per il Padova, si preannuncia così. Al di là del pareggio di Fano viziato anche dalle tante assenze offensive, il popolo biancoscudato non poteva sperare in un Capodanno migliore. Il primo posto a più cinque sulle inseguitrici è un risultato in linea con le più rosee aspettative di inizio stagione.

Parliamoci chiaro: che la squadra fosse tra le principali pretendenti alla promozione lo si intuiva, che avesse un allenatore “fuori categoria” anche, ma ciò che più colpisce è la fame con cui è stata fin qui capace di staccare l’agguerrita concorrenza del girone B. A differenza delle scorse annate, infatti, questo Padova ha dato l’impressione di essere perfettamente in sintonia con lo spirito della Serie C. E’ una formazione cinica e grintosa, lotta su ogni pallone e ha una spiccata resilienza che le consente di reagire con prontezza alle difficoltà. I successi ottenuti contro Fano, Bassano e Renate rispettivamente dopo i k.o. di Meda, Teramo e Gubbio stanno lì a dimostrarlo, al pari delle tante gare vinte pur senza brillare. E ciò grazie anche a una condizione fisica apparsa impeccabile. Qui entrano in gioco gli ampi meriti di Bisoli e del suo staff.

Lo abbiamo accennato poc’anzi: stiamo parlando di un tecnico che meriterebbe altri palcoscenici, senz’altro tra i più competenti giunti all’ombra del Santo negli ultimi vent’anni. Un plauso dunque ai Bonetto e al dg Zamuner non solo per averlo fortissimamente voluto in estate (galeotto fu quel viaggio in Liguria…) ma anche per avergli poi dato carta bianca in sede di mercato avallando operazioni altrimenti impensabili (cessione di Dettori e scambio Altinier-Guidone in primis). Il che ha permesso al mister di Porretta Terme di plasmare una squadra a sua immagine e somiglianza, in grado di interpretare al meglio la sua filosofia. Ecco: già nel giorno della presentazione, noi lo “paragonammo” a Nereo Rocco. Non certo dal punto di vista dello spessore assoluto e dei risultati conseguiti, bensì da quello della mentalità, del modo di intendere e insegnare il gioco del calcio. Questo perché alle nostre latitudini fronzoli e orpelli non hanno mai avuto successo. Per mantenere la “barra dritta” in una piazza ferita e ambiziosa come quella biancoscudata occorre un approccio più concreto e pragmatico, maggiormente vòlto alla ricerca del risultato e della necessaria solidità caratteriale. E’ la naturale conseguenza della tempra di questo allenatore, un uomo che dice pane al pane e vino al vino, mai incline al vittimismo né timoroso di assumersi le proprie responsabilità. Tutte caratteristiche per nulla scontate, e chi ha orecchie per intendere intenda. E’ su questo retroterra che si innestano le sue competenze più specifiche, come ad esempio la capacità di saper leggere le partite in corso d’opera. Che dire poi del boom dei baby Cisco, Marcandella, Serena e Ravanelli? Bisoli lo aveva dichiarato fin da subito: «Con me non esistono titolari, gioca solo chi dimostra di meritarselo durante la settimana. Giovani o vecchi non fa differenza, perché a scendere in campo non sono le carte d’identità». E così è stato.

Cosa attendersi ora dal 2018? Innanzitutto il mantenimento della brillantezza fisica vista in questa prima parte di stagione. Il Padova è nella condizione di dipendere solamente da se stesso, per cui la continuità di risultati sarà la chiave decisiva. In tal senso, se ben gestita, la sosta invernale appena cominciata può rappresentare un fattore importante. Oltretutto, in zona playoff c’è grande equilibrio, ma questo non deve dare adito a cali d’attenzione. Non appena il Padova si è sentito appagato, è stato immediatamente punito. E’ la dura legge della terza serie.

Principale antagonista per il primo posto finale parrebbe essere la Sambenedettese, virtualmente a meno tre dai biancoscudati. Dall’arrivo di mister Eziolino Capuano non ha mai perso, ma al rientro è attesa dalla complicata trasferta sul campo della FeralpiSalò. Nel frattempo, in attesa dello scontro diretto del 2 marzo, ci sarà modo di affinare più di qualche meccanismo tecnico-tattico, specie dalla cintola in su. A tal proposito giungerà in soccorso l’acquisto di una nuova punta, a fronte dell’imminente partenza di Chinellato. In arrivo anche un padovano doc come Salviato per sopperire all’infortunio di Madonna sulla catena di destra. Appena qualche modifica in superficie, dunque, perché l’ossatura di base rimarrà giustamente invariata. Quanto poi i movimenti delle altre compagini del girone B potranno incidere sulle gerarchie di classifica lo scopriremo nei prossimi mesi, ma ogni nuovo innesto avrà necessariamente il suo costo in termini di affiatamento di squadra.

Intanto, è bene continuare a essere consapevoli che la strada è ancora lunga. Le insidie saranno sempre dietro l’angolo e la pressione aumenterà di settimana in settimana. Starà a mister Bisoli e ai suoi uomini trasformarla in energia positiva, alla conquista di un traguardo chiamato Serie B. All’alba di un nuovo anno a tinte biancoscudate, la sensazione è che il Padova non potrebbe essere in mani migliori. Basterà?