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Padova, Germinale: “A Gubbio si è vinto con il cuore”

Nessuno se l’aspettava, tantomeno dopo la prima ora di gioco nella quale, salvo un promettente avvio, la squadra non riusciva a vincere il furore agonistico del Gubbio. Eppure alla fine, dopo aver rischiato di finire sotto, il Padova è riuscito...

Redazione PadovaSport.TV

Nessuno se l’aspettava, tantomeno dopo la prima ora di gioco nella quale, salvo un promettente avvio, la squadra non riusciva a vincere il furore agonistico del Gubbio. Eppure alla fine, dopo aver rischiato di finire sotto, il Padova è riuscito a tornare a casa dall’Umbria con tre punti in saccoccia e il morale risollevato. E a fare la differenza, oltre al sacrificio messo sul campo e al fatidico “fattore C”- che sta per Cappelletti, ma non solo...- è stato il ritorno al 3-5-2, visto che il 3-4-3 del primo tempo non sarebbe bastato a contenere la sfuriate eugubine. A 4 minuti dal noventesimo è bastato un calcio d’angolo per risolvere la gara. Un corner - dei soli due conquistati in tutto il match - guadagnato grazie anche ai palloni che Domenico Germinale, alla seconda presenza stagionale, era andato a conquistarsi nella metà campo avversaria. «Personalmente avevo bisogno di trovareunpo’ di minutaggio, e sicuramente mi ha fatto bene giocare tutta la ripresa», le parole dell’ex attaccante del Bassano, subentrato a Fantacci nell’intervallo. «La mia prestazione sarebbe stata, però, inutile se tutti i ragazzi non avessero messo quel carattere che ha fatto la differenza. L’importante era ottenere un risultato positivo, in una gara difficile, dove abbiamo stretto i denti: sapevamo che loro avevano entusiasmo e gamba per farci male, ma noi siamo stati forti nel respingere la loro foga.

È stata una partita strana, che forse il Padova non meritava di vincere. «Bisognava fare una prestazione

di squadra, siamo stati bravi a tenere botta perché, secondo me, questa è la classica partita di terza serie: le gare le vinci così, non sono mai facili. Il Gubbio giocava in casa e ha spinto molto, va bene, maquesta volta i tre punti li abbiamo presi noi. Perché, se le vittorie si assegnassero “ai punti”, noi probabilmente saremmo primi in classifica per le prestazioni fatte, ad eccezione di Fano, dove non ci siamo stati con la testa». Sotto quale aspetto pensa abbiate vinto sabato? «Con il carattere di chi aveva il rammarico di aver perso punti per strada a causa di episodi. L’abbiamo vinta con il cuore di una squadra di grande spirito: quando c’era da battagliare, l’abbiamo fatto, quando c’era da giocare, ci abbiamo provato. Sapevamo quali fossero le loro qualità, abbiamo cercato di attutirle il più possibile, e stavolta è andatabenea noi». E non era facile tirar fuori il carattere senza giocatori come Neto, Filipe, De Risio e Alfageme... «Avevamo degli elementi fuori, e tutta la settimana abbiamolavorato senza di loro. Lavorare tutti insieme aumenta ritmi e attenzione, ma nonostante tanti di noi abbiano giocato in categorie superiori, in Serie C devi dimostrare sempre sul campo il tuo valore. A Gubbio l’abbiamo dimostrato, ci sono stati l’umiltà giusta e il carattere da grande squadra. Le partite si vinceranno anche così, saranno sempre battaglie perché è proprio la categoria a richiederlo. E se ci metti il cuore, credendoci sino alla fine, come noi l’altroieriola Maceratese la settimana precedente, ce la puoi fare. Speriamo che le cose comincino a girare un po’ più dalla nostra parte, e che ci infondano la fiducia di cui abbiamobisogno». Quindi la reazione mentale, dopo l’1-1 contro i marchigiani, è stata buona? «Questa vittoria parte dal coro di sostegno che ci hanno fatto i tifosi alla fine della partita con la Maceratese: i ragazzi avevano bisogno di sentire quell’affetto, ed è partendo da quel coro che abbiamo lavorato in questa settimana. A livello emotivo quel risultato ci aveva lasciato l’amaro in bocca, nonostante non avessimo fatto grandi cose era stata comunque una partita di categoria, andando in vantaggio e sfiorando il gol che l’avrebbe chiusa. Ci è andata male, ci siamo stretti e ci siamo guardati in faccia, e abbiamo dato quel qualcosa in più». (Da Il Mattino)