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Padova: la squadra di Brevi è sulla strada giusta. Ma perchè quegli ululati?

Una squadra quadrata, che non ha paura di giocare la palla e che sa quello che deve fare quando è in campo. Il Padova di Oscar Brevi, ieri ad Auronzo al cospetto di una formazione di ben altro livello come inevitabilmente è la Lazio, ha fatto la...

Tommaso Rocca

Una squadra quadrata, che non ha paura di giocare la palla e che sa quello che deve fare quando è in campo. Il Padova di Oscar Brevi, ieri ad Auronzo al cospetto di una formazione di ben altro livello come inevitabilmente è la Lazio, ha fatto la sua bella figura. E non tanto per il risultato, che conta poco o nulla in questo calcio di luglio, quanto per aver dimostrato di avere un'identità e le idee chiare in tutti i suoi effettivi. Mister Brevi sta inculcando nei giocatori la sua idea di calcio e l'impressione, seppure ancora prematura visto il periodo, è che la squadra segua il proprio allenatore e che cerchi di mettere in atto quello che gli viene chiesto. Non era certo la Lazio l'avversario contro cui misurare le proprie ambizioni, ma nonostante i biancoscudati abbiano affrontato una squadra di un altra categoria la mano del tecnico si è vista in diverse situazioni durante i 90 minuti. Pochi palloni buttati via, partenza palla al piede dai difensori a costo di rischiare qualcosa, e movimenti interessanti nella metà campo avversaria non solo delle punte ma di tutta la squadra, segno di un armonia e di un lavoro che anche se appena agli inizi mostra già i suoi frutti e indica che il tecnico sta percorrendo la strada giusta e che i giocatori, compresi quelli definiti "in bilico", credono nel progetto e seguono il loro condottiero. Certamente è presto e non significa che il Padova vincerà il campionato, ma la sensazione è che l'allenatore milanese abbia in mano la squadra e i suoi ragazzi lo stiano seguendo di buon grado. I carichi di lavoro non permettono ancora di mostrare brillantezza e trame di gioco perfette ma la voglia di sacrificarsi e apprendere messa in campo anche ieri contro la Lazio ad Auronzo sono già un'ottima base dalla quale partire. Pochi i lati negativi nel rettangolo di gioco, qualcosa in più arriva dagli spalti. Non siamo qui a discutere del solito annoso e mai simpatico tema del razzismo perchè probabilmente razzismo non è, dato che non si spiegherebbe perchè Onazi non sia mai stato fatto oggetto di fischi o insulti. Purtroppo però siamo ancora qui a trovarci a parlare di una mancanza di buonsenso o educazione che dir si voglia che continua a rovinare giornate belle e di festa come dovrebbero essere quelle vissute al seguito della propria squadra del cuore. I tifosi padovani anche ieri hanno dimostrato di essere tra i migliori per sostegno ed attaccamento alla maglia, visto che pure diversi sostenitori laziali erano stupiti di come una squadra che milita in Lega Pro possa avere al seguito 200 tifosi per un amichevole in montagna in un mercoledì pomeriggio di luglio. I pochi minuti in cui si sono uditi i fischi e gli insulti a Keita però non fanno altro che cancellare quanto di buono viene fatto dagli stessi tifosi, e dalla società in generale, non solo nella giornata di ieri, perchè ormai purtroppo viviamo in un mondo dove tutti ricordano i pochi errori e nessuno tutto il resto di buono che viene fatto, anche dagli stessi ultras padovani e non. La società ha giustamente preso le distanze nella persona del presidente Bergamin, ma perchè l'episodio non si ripeta ancora e possa creare altre spiacevoli situazioni al Calcio Padova c'è bisogno di cambiare, di migliorare,  perchè le giornate di festa restino di festa e nulla più.

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