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Padova, l’ennesimo esame fallito in una stagione rovinosa. E quante colpe da condividere…

Foto Paola Garbuio/LaPresse

La sconfitta di ieri sera all’Euganeo contro l’Ascoli ha probabilmente spento anche le ultime flebili speranze di salvezza che il Padova poteva nutrire con sette giornate (sei per i biancoscudati) ancora da giocare. Quattro vittorie su 30...

Tommaso Rocca

La sconfitta di ieri sera all’Euganeo contro l’Ascoli ha probabilmente spento anche le ultime flebili speranze di salvezza che il Padova poteva nutrire con sette giornate (sei per i biancoscudati) ancora da giocare. Quattro vittorie su 30 partite erano e sono troppo poche per poter pensare a una rimonta da qui a fine campionato, specialmente se all’ennesima gara “della vita” di questa stagione, la squadra scende in campo sbagliando l’approccio, senza la giusta grinta, creando pochissime occasioni da gol contro un Ascoli non proprio impenetrabile (44 reti subite fin qui in campionato, 3 in più dei biancoscudati). La sconfitta di ieri sera ha origini ben lontane sia chiaro, non è certo colpa di mister Centurioni, catapultato dalla Primavera alla panchina della Prima squadra subito nel derby (dove tra l’altro aveva fatto intravedere idee e concetti anche incoraggianti), e con il compito di recuperare una nave ormai preda della tempesta e in fase di naufragio. Gli errori partono dall’estate, da un mercato non del tutto chiaro, in primis con la conferma di troppi elementi che avevano sì vinto un campionato di serie C, ma con qualche affanno finale poi sopito dall’inconsistenza delle avversarie, che poteva e doveva suonare da campanello d’allarme. Alle volte a ragionare con il cuore si commettono errori difficili poi da recuperare. Durante quest’estate un progetto tecnico non è stato fatto o se era stato fatto è fallito in partenza. Giocatori presi senza aver chiaro un modulo, un’idea di gioco. Squadra che avrebbe dovuto lottare per conquistarsi la salvezza ma che in fin dei conti di lottatori veri ne ha mostrati ben pochi. Poi ci sono stati anche infortuni e sfortune varie ad amplificare il tutto ma in una stagione vanno messe in preventivo. Le buone prestazioni dei primi due derby hanno illuso, la rosa non era all’altezza della categoria e le prime trasferte al sud, che guardacaso l’anno scorso non c’erano, con relative batoste lo hanno subito fatto presente. A gennaio la rosa è stata rivoluzionata, in quel momento e con un numero di giocatori da “sostituire” così ampio i movimenti sul mercato non potevano essere totalmente dettati dalla ragione ma inevitabilmente si sono scontrati con problemi di budget e di una piazza a lungo in ultima posizione e quindi diventata pian piano meno appetibile. I giocatori arrivati hanno subito messo in mostra orgoglio e impegno (vedasi il 3-0 con il Verona), salvo poi doversi arrendere a condizioni fisiche chiaramente precarie visti i precedenti mesi passati da molti dei nuovi tra panchine ed infermerie varie. Anche in questo la gestione della totalità della rosa e dei singoli elementi pare non essere stata impeccabile. Le colpe non vanno sicuramente indirizzate verso un solo lido. Ha sbagliato certamente la proprietà che pur sforzandosi fino all’ultimo è prima responsabile di tutte le scelte. Quattro cambi di allenatore in una stagione non sono mai un buon sintomo. Ha sbagliato la guida tecnica sia dalla scrivania che dalla panchina, individuando e scegliendo in fase di mercato e anche in momenti decisivi della stagione giocatori non rivelatisi poi all’altezza del compito e nonostante tutto continuando a voler guardare avanti. Hanno sbagliato anche i giocatori, perché alla fine di tutto in campo vanno loro e gli errori tecnici sul prato verde tra rigori provocati, gol sbagliati e cartellini presi non li si comanda da dietro una scrivania. In campo quest’anno ne sono scesi addirittura 38! Numeri non da squadra normale. E ora? La matematica, anche grazie alla penalizzazione del Foggia, non condanna ancora i biancoscudati. Fare calcoli in questo momento è probabilmente la cosa più inutile. Per dovere di cronaca comunque il Livorno, che all’ultimo turno è ospite all’Euganeo e che ad ora giocherebbe i playout, è distante 6 punti . Se si vincesse lo scontro diretto finale (il se è sempre più utopico) potrebbe essere distante solo 3 punti. Quei benedetti 3 punti che il Padova deve assolutamente trovare, a cominciare da Carpi, l’ultima in classifica e forse l’unica squadra più in difficoltà dei biancoscudati. Forse è troppo tardi e non serviranno a nulla per la classifica ma quantomeno sarebbero utili per la dignità. La prossima stagione si dovrà ricominciare, queste ultime sei gare ci diranno da chi e da cosa.