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Padova-Belluno, Glerean: “Il nuovo Padova ha fatto di più che Cestaro in dieci anni”

Tra gli intrecci che legano Padova e Belluno, ce n’è uno che richiama alla mente l’ultimo scontro diretto ufficiale tra le due squadre: era il 20 agosto del 2003, una partita all’Euganeo di Coppa Italia serie C. Il Padova di Glerean, in...

Redazione PadovaSport.TV

Tra gli intrecci che legano Padova e Belluno, ce n’è uno che richiama alla mente l’ultimo scontro diretto ufficiale tra le due squadre: era il 20 agosto del 2003, una partita all’Euganeo di Coppa Italia serie C. Il Padova di Glerean, in C/1, contro il Belluno di Tormen, (C/2). Matteo Nichele, oggi biancoscudato, allora era dall’altra parte dalla barricata: si presentò in viale Rocco coi suoi 22 anni, e fece saltare il banco vincendo per 2-1 di fronte ad una formazione che a fine stagione si sarebbe stagliata a metà classifica, ma una categoria più su. «Ricordo quella serata, non facemmo affatto una buona gara», spiega Ezio Glerean, che di quel Padova era l'allenatore, «In Coppa Italia di Serie C solitamente facevo scendere in campo coloro che, nel complesso, non trovavano tanto spazio nella formazione-tipo. Quella sera, invece, a parte Robert c’erano praticamente tutti i titolari. Il Belluno venne qui e portò a casa i tre punti e non riuscimmo a pareggiare nel finale di gara». A undici anni di distanza, i Biancoscudati hanno la possibilità di cancellare quell’1-2 e di portare a loro favore un bilancio complessivo, nato e vissuto negli anni ’70 prima dell’ultimo incrocio del 2003, che vede le due squadre in perfetta parità: 3 vittorie a testa e 5 pareggi. «Ho tanti amici lì a Padova, e spero che oggi riescano a vendicare quell’amara sconfitta», spiega Glerean, «Dal team manager Giancarlo Pontin, al diesse Fabrizio De Poli, allo stesso Carmine Parlato, un bravissimo ragazzo. Hanno costruito un’ottima squadra, ma la differenza la fa la società: la nuova proprietà è riuscita a compiere quello che Cestaro non ha fatto in dieci anni, mettere poche persone e farle stare ognuna al proprio posto. Persone competenti, che abbiano sempre fiducia del loro bravo allenatore, anche nei momenti di difficoltà. E poi ci sono loro, i tifosi. Da diversi anni mancava un tale senso di appartenenza: per ricongiungere la città alla sua squadra, c’è stato bisogno di ripartire da zero. L’importante, anche da parte dei tifosi, è che non si metta mai in discussione un allenatore come Parlato, perché a volte anche le sconfitte aiutano a vincere i campionati». Conoscendo l’allenatore partenopeo, nel leggere questa frase avrà toccato ferro. Ma il monito di Glerean rimane: non si può vincere sempre, l’importante è rimanere uniti.