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Thomassen: “Speravo di tornare a giocare a Padova. La D? Un campionato duro, bisogna sapersi adattare”

«Quando ho lasciato il Padova ero convinto che un giorno sarei tornato a giocare. Si è aperta all’improvviso questa possibilità, sono davvero contento». Sono le prime parole di Dan Thomassen nella sua vita biancoscudata “bis” esattamente...

Redazione PadovaSport.TV

«Quando ho lasciato il Padova ero convinto che un giorno sarei tornato a giocare. Si è aperta all’improvviso questa possibilità, sono davvero contento». Sono le prime parole di Dan Thomassen nella sua vita biancoscudata “bis” esattamente a dieci anni di distanza dall’epilogo della sua precedente esperienza. Sei anni (1999-2004) e 87 partite all’ombra del Santo sono rimaste indelebili nel cuore del difensore danese, che mercoledì sera si è liberato dal Campodarsego (formula del prestito) per sposare la causa dei Biancoscudati Padova. «Ho dato subito la mia disponibilità a sposare il nuovo progetto biancoscudato, anche perché conosco molto bene il presidente Bergamin e la famiglia Bonetto, so che sono persone per bene che vogliono fare le cose con serietà e umiltà. Hanno avuto la volontà di fare continuare il calcio a Padova, e bisogna dargliene il merito». Inevitabile un tuffo all’insegna dell’amarcord. «Il Padova è stata la mia prima esperienza calcistica vera. Sono arrivato che ero diciassettenne e sono rimasto sei anni. Sono stato talmente bene che quando sono tornato a giocare in Italia tre anni fa ho deciso di trasferirmi a vivere a Padova (abita a Reschigliano, ndr), ho un legame particolare con questa città. E quando qualche giorno fa si è aperta la possibilità di giocare con i biancoscudati, ci speravo. È stato facile trovare subito l’accordo, ho una grande voglia di mettermi a disposizione e di dare il massimo». Va avanti. «Dobbiamo partire a testa bassa e calarci in una realtà calcistica come la serie D che il pubblico padovano non ha mai conosciuto. Società, giocatori e tifosi devono capire che è un nuovo inizio con una squadra che sarà costruita partendo da zero. Ovviamente vogliamo fare bene, ma bisogna iniziare a lavorare subito forte e conoscerci al meglio, confido molto nelle capacità del direttore sportivo De Poli e dell’allenatore». Ha già avuto modo di sentire Parlato? «Al telefono mercoledì sera appena abbiamo trovato l’accordo, mi ha dato il benvenuto. È stata una chiacchierata breve. È un tecnico preparato, avremo modo di conoscerci durante il ritiro».Per lei la serie D non è una novità, dato che l’ha affrontata nelle ultime due stagioni con l’Este. «È un campionato duro. A parte il discorso tecnico e tattico, si va a giocare anche in campi che non consentono di fare un calcio pulito, dovremo essere bravi ad adattarci alle condizioni che troveremo. Senza dimenticare che c’è la regola dei quattro giovani che devono giocare, quindi deve essere allestito un giusto mix tra giovani ed esperti». Che effetto le farà tornare a giocare all’Euganeo? «Sarà sicuramente un’emozione. Sei anni sono molti, vissuti tra l’altro in un’età importante per la mia crescita. Sarà bello tornarci, entrerò in campo con il sorriso». Ancora. «Non voglio fare il salvatore della patria, ma solo mettermi a disposizione di un progetto serio che punta a fare nascere una nuova realtà calcistica a Padova. In questa città sono stato molto bene quando ero giovane e ho ricevuto moltissimo. Adesso vorrei ricambiare, mi farebbe piacere. E spero di riuscirci».