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Casalserugo festeggia Zaccagno, il portierino campione d’Italia

Se l’immagine che ti era rimasta in testa è quella del ragazzino timido che ogni giorno si allenava a Bresseo insieme ai compagni più vecchi, basta perderlo di vista un attimo e… zac! Ecco che te lo ritrovi campione d’Italia. Di strada...

Redazione PadovaSport.TV

Se l’immagine che ti era rimasta in testa è quella del ragazzino timido che ogni giorno si allenava a Bresseo insieme ai compagni più vecchi, basta perderlo di vista un attimo e... zac! Ecco che te lo ritrovi campione d’Italia. Di strada ne ha fatta: Andrea Zaccagno, diciottenne da un mese, dopo quasi dieci anni nel vivaio del Padova, due sere fa ha coronato uno dei primi sogni di una vita. “Zac”, questo il suo soprannome da sempre, con il Torino ha conquistato la scudetto Primavera, da protagonista, respingendo il rigore decisivo con la Lazio in finale. E alle radici di Andrea, nella piccola Casalserugo che gli ha dato i natali e l’ha lanciato, ieri sera tutti l’hanno voluto stringere in un grande abbraccio. È arrivato col treno da Torino alle 18.10, papà Moreno è andato a prenderlo in stazione a Padova. Davanti al municipio erano tutti ad aspettarlo, dietro il grande striscione "Casalserugo saluta il suo campione". Mamma Ilenia, col fratellino Mattia, in prima fila con la sua maglia del Padova. Abbracci, cori da stadio, il saluto ai nonni con gli occhi lucidi, poi i complimenti dell’amministrazione, col sindaco Elisa Venturini a fare gli onori in una sala consiliare gremita. E l’abbraccio di Adriano Zancopè, colui che l’ha “cresciuto”. «Senza dubbio la gioia più grande della mia carriera», confida “Zac”. Quando il Padova è scomparso dal professionismo, su di lui si sono gettate tutte le società più importanti d’Italia. Ha scelto il Torino, ma il cuore l’ha lasciato a casa: «È stato doloroso lasciare Padova dopo così tanti anni, emozioni, ricordi. Ma era un passo che andava fatto, perché la situazione ormai era irrecuperabile. Nella vita ci sono addii e arrivederci: il mio spero che sia stato solo un arrivederci». Il primo a notare le sue qualità fu il responsabile societario di allora, Ivo Segafredo: «Giocava nei Pulcini», ricorda, «Chiamai Vittorio Scantamburlo e gli dissi che avevo un ragazzino che poteva fare al caso suo. La prima cosa che mi chiese fu la statura dei genitori». Che sono sotto la media dei portieri, così come Andrea. Che però aveva qualcosa in più: «Scantamburlo decise di prenderlo. Ma Andrea era titubante: non voleva lasciare gli amici del paese, il papà non sapeva cosa fare. Lo convinsi che Padova sarebbe stata un’esperienza stupenda». Da lì, la grande crescita. Al fianco di Zancopè, Zaccagno ha macinato partite e parate, giocando spesso con i più grandi. Quindi la chiamata delle prime nazionali giovanili, e infine l’approdo al Torino quando del Padova non era rimasto nulla. «Ci sono tanti ragazzi che possono diventare grandi giocatori», ammonisce Zancopè, «Se riuscirà a mantenere l’umiltà, ha le potenzialità per farcela».