rubriche

L’emozionante epilogo della stagione ’90-’91, quando il Padova sfiorò la Serie A

L’emozionante epilogo della stagione ’90-’91, quando il Padova sfiorò la Serie A - immagine 1
Flash dal passato: momenti di storia biancoscudata nella nostra rubrica del lunedì
Alessandro Vinci

Che unità di misura ha la storia? Secoli? Anni? Mesi? Beh, anche settimane. Due, nel nostro caso. Due settimane di sogni ed emozioni, di gioie e delusioni, due settimane, insomma, di Calcio Padova.E' il 2 giugno 1991. Gli uomini di Mario Colautti, seguiti da oltre 4000 tifosi biancoscudati, hanno appena pareggiato 1-1 sul campo della Cremonese terza in classifica ed hanno così agganciato al quarto posto, a quota 39 punti, l'Ascoli, caduto all'Arechi di Salerno. Sì, proprio il quarto posto, l'ultimo utile per la promozione in Serie A, una Serie A che il Padova non disputava da ventinove lunghissimi e soffertissimi anni. Il tutto a due gare dal termine del campionato.La città è in fermento, c'è ottimismo nell'aria per le ultime due battaglie della stagione, da combattere contro il già retrocesso Barletta all'Appiani e sul campo della Lucchese, squadra che ormai non ha più nulla da chiedere al campionato. L'Ascoli, invece, se la dovrà vedere con Taranto e Reggiana, entrambe non ancora certe della salvezza a 180 minuti dal termine dei giochi. E poi, una squadra così forte non la si vedeva da tempo: è il Padova, tra gli altri, dei Benarrivo, degli Ottoni, dei Longhi, degli Albertini, dei Di Livio, dei Nunziata, dei Longhi e dei Galderisi, solo per citarne alcuni. Ed è specialmente nel bomber salernitano, capocannoniere biancoscudato stagionale con 11 reti, che sono riposte le speranze dei tifosi, i quali, la domenica successiva, domenica 9 giugno, occupano lo stadio Appiani in ogni ordine di posto per assistere al match contro il Barletta. Una partita dall'esito apparentemente scontato. Mister Colautti però, giustamente non vuole lasciare nulla al caso, mandando in campo la formazione-tipo (se eccettuiamo il solo Carmine Nunziata): Bistazzoni, Murelli, Benarrivo, Parlato, Ottoni, Ruffini, Di Livio, Longhi, Galderisi, Albertini, Putelli. Il Barletta risponde con: Bruno, Farris, Gabrieli (sì, proprio Franco, futuro giocatore del Padova tra il 1992 e il 1997 ed anche nella stagione '98-'99), Strappa, Tarantino, Sottili, Signorelli, Carrara, Pistella, Gallaccio, Consonni.Sulla carta non c'è storia, ma il calcio, si sa, non è una scienza esatta e accade dunque che al 33' il Barletta si trovi in doppio vantaggio in virtù delle reti segnate al 27' da Consonni con un gran tiro da fuori ed al 33' da Strappa di testa. Ad Ascoli intanto i padroni di casa conducono 1-0 sul Taranto. L'Appiani gela, serve un'invenzione per tornare a scaldare gli animi dei tifosi. Ecco quindi che, a cinque minuti dal termine del primo tempo, Ruffini pesca con un preciso lancio dalla trequarti Nanu Galderisi, che elegantemente stoppa a seguire lo spiovente del compagno facendosi beffe del proprio marcatore e, da posizione angolata, fintando il tocco al centro per Longhi, insacca sul primo palo alle spalle di Bruno.Si torna a sperare, ma servirà un secondo tempo impeccabile per avere la meglio su una squadra che gioca a viso aperto, senza nulla da perdere.In effetti il Padova nella ripresa sembra avere una marcia in più ed attacca con più insistenza rispetto alla prima frazione. Ed i risultati non tardano ad arrivare: al 52' Di Livio entra in area di rigore, supera un giocatore pugliese, si aggiusta il pallone per andare al tiro da posizione più centrale, quando viene atterrato da un avversario che si frappone tra lui e la sfera (un caso molto simile al famigerato rigore su Ronaldo in Juve-Inter del '98, per intenderci). Il direttore di gara, Alfredo Trentalange di Torino non ha dubbi: calcio di rigore. Sotto la nord si presenta Galderisi, sistema accuratamente il pallone ed angola con freddezza alla destra di Bruno, bravo comunque ad intuire. E' 2-2. Ma siamo solo a metà dell'opera. Tanto più alla luce delle notizie che giungono dal Del Duca: pareggio del Taranto con Brunetti. Un'occasione da sfruttare assolutamente. Il Padova è visibilmente galvanizzato, corre e lotta per tutto il campo, supportato dai propri tifosi, ed al 67' la remuntada viene completata: 3-2 di Benarrivo, lesto a sfruttare, al centro dell'area di rigore, una respinta dell'estremo difensore avversario su potente punizione di Albertini. Cinque minuti più tardi, però, arriva il gol che non ti aspetti, con il Barletta che ristabilisce il pari con il neo-entrato La Notte, lasciato colpevolmente libero di raccogliere una respinta di Bistazzoni (a seguito, anche in questo caso, di un calcio di punizione) e di insaccare in rete il terzo gol ospite. Una rete che fa doppiamente male, poiché, contemporaneamente, l'Ascoli si era riportato in vantaggio sul Taranto grazie ad un'autorete di Zaffaroni (che sarà l'ultima del match del Del Duca).Un vero peccato, ma ci sono altri 18' più recupero per riportare sui giusti binari una gara che nessuno alla vigilia avrebbe mai immaginato così sofferta.Di lì al 90' è un assedio alla porta del Barletta, un susseguirsi di occasioni biancoscudate che però non riescono a sbloccare il risultato dal 3-3, nonostante, tra l'altro, all'80' i pugliesi si ritrovino in dieci uomini causa espulsione di Sottili (dopo la quale – curiosità – entrò in campo, al posto di La Notte, Giampaolo Colautti, figlio del tecnico del Padova). Trentalange concede un solo minuto di recupero, nonostante le tre sostituzioni effettuate durante il secondo tempo. Gildo Fattori è ormai rassegnato: “Minuto 46, crediamo che sia finita, dopo una serie di emozioni esaltanti. E' impossibile che non si riesca a segnare un gol dopo una miriade incredibile di occasioni. E' un peccato veramente, qualcosa che ha dell'incredibile questa partita per il Padova”. Invece il triplice fischio sembra non arrivare mai. Il Padova attacca, il Barletta spazza alla bell'e meglio ed ogni volta che i biancoscudati si rimpossessano del pallone, Gildo si ravviva e la sua squillante voce torna a vibrare speranzosa fino all'apoteosi, fino al minuto numero 93, quando Galderisi stoppa magistralmente di coscia uno spiovente dalle retrovie al limite dell'area di rigore, fa rimbalzare la sfera sul terreno di gioco e serve con precisione la corrente-Longhi, accorsa a gran velocità sulla destra. Perfetto il controllo a seguire del centrocampista faentino, non rimane altro che far esplodere di gioia l'Appiani: il fendente rasoterra sul secondo palo è preciso, il frastuono assordante, l'adrenalina alle stelle, le speranze di promozione ancora vive.Nel postpartita il Presidente Puggina commenta soddisfatto e ironico: “E' stata una partita da infarto che ci dà la possibilità di risparmiare visite mediche, perché una volta superata una gara del genere non abbiamo più necessità di fare TAC ed esami al cuore, al fegato o allo stomaco. Superato questo siamo sicuri che possiamo andare avanti diversi anni”.Padova ed Ascoli rimangono ancora appaiate in vetta alla classifica. Il verdetto finale viene dunque rinviato alla domenica successiva, quando i biancoscudati saranno di scena sul campo della Lucchese di Corrado Orrico, squadra che, come detto, non ha più nulla da chiedere al campionato, tanto da mettere a disposizione dei tifosi padovani tutto lo Stadio Porta Elisa, ad eccezione della tribuna centrale, per un totale di 6000 posti. L'Ascoli, invece, andrà a fare visita ad una Reggiana che aveva appena ottenuto la matematica salvezza grazie al successo esterno sul campo della Triestina, altra compagine già retrocessa.  Eccoci dunque a domenica 16 giugno 1991, il giorno decisivo, il giorno della verità, il giorno di un altro esodo biancoscudato. Colautti manda in campo dall'inizio: Bistazzoni, Murelli, Benarrivo, Zanoncelli, Ottoni, Longhi, Di Livio, Nunziata, Galderisi, Albertini, Putelli. La Lucchese risponde con: Quironi, Vignini, Ferrarese, Pascucci, Monaco, Montanari, Di Stefano (no, non Alfredo, la saeta rubia, per fortuna), Giusti, Paci, Bianchi, Rastelli.Pronti, via e già dopo 9' i padroni di casa passano in vantaggio con Paci, abile a sfruttare il pasticcio Bistazzoni-Ottoni, con il portiere biancoscudato che abbranca in presa alta la sfera su calcio di punizione avversario e, nel cadere, frana sul proprio compagno di squadra, facendosi scivolare dalle mani il pallone, che arriva così docile tra i piedi del giocatore toscano, che non può fare altro che insaccare a porta sguarnita. Per fortuna, dieci minuti più tardi, anche l'Ascoli passa in svantaggio, grazie alla rete reggiana di Melchiori, replicata al 25' da Brandani. A questo punto basterebbe anche un pareggio. Basterebbe un solo gol. Ma il Padova si vede negare dall'arbitro Longhi di Roma un clamoroso calcio di rigore per un fallo di Quironi, il portiere della Lucchese, su Galderisi involato a rete, passibile anche di espulsione, essendo chiara occasione da gol. Un cartellino rosso che avrebbe potuto cambiare le sorti della gara. Ad ogni modo, dopo aver ricevuto la notizia del gol del 2-1 dell'Ascoli firmato Cvetkovic, il Padova trova finalmente la rete del pari con un missile terra-aria dai 20 metri del solito, onnipresente, Nanu Galderisi, idolo indiscusso dei tifosi biancoscudati, che possono esplodere di gioia sugli spalti, prima di venire al corrente, pochi istanti più tardi, del pareggio dell'Ascoli, siglato da Pergolizzi. A 45 minuti dal termine dei giochi, tra Padova e Ascoli perdura ancora l'equilibrio. Un equilibrio che resisterà sino all'83', quando al Mirabello i padroni di casa tornano in vantaggio, ancora con Melchiori. E per il Padova sarebbe Serie A. Sarebbe, appunto. L'illusione infatti dura solo due minuti, tempo di assistere al gol del 3-3 di Casagrande. Ed è di nuovo parità. Si andrebbe allo spareggio. All'89' però, il Padova deve amaramente dire addio ai sogni di gloria: la Lucchese sigla il gol del 2-1 con un colpo di testa in tuffo di Roberto Simonetta su assist di Paci. E per poco, nei minuti finali, non arriva anche il terzo gol. In Serie A ci va l'Ascoli. Il Padova deve attendere ancora. La favola, dunque, non termina a lieto fine ed anzi, ironia della sorte, proprio l'uomo che ha infranto le speranze biancoscudate, Roberto Simonetta, passerà al Padova nel 1992 e sarà tra i protagonisti della stagione 1993-'94. Lì sì che arriverà la tanto agognata promozione. Finalmente.