Forse non tutti sanno che... anche il Padova, nel corso della propria storia, ha vinto un trofeo internazionale. O meglio, una parte.Ci spieghiamo meglio: trattasi della Coppa dell'Amicizia italo-francese del 1961, torneo non riconosciuto dalla UEFA giunto all'epoca alla sua terza edizione, essendo stato istituito nel 1959. Assai particolare la formula: ad aggiudicarsi la vittoria finale non sarebbe stata una singola squadra, bensì l'intera Lega nazionale, sulla base di una classifica ottenuta dalla cumulazione dei punti conquistati da ognuna delle rispettive rappresentanti in ogni singola gara andata-ritorno contro una delle compagini dell'altra Federazione. Le prime due edizioni erano state vinte dalla Lega Calcio italiana a discapito di quella francese, perché dunque non proseguire la tradizione?Al torneo del '61 presero parte dieci squadre per nazione, equamente divise tra club di prima e di seconda divisione (che per regolamento non potevano scontrarsi tra di loro) ed al Padova toccò in sorte l'avversario sulla carta più ostico: il Rouen, quarto classificato nel campionato francese appena conclusosi. Eh sì, perché il torneo venne disputato a partire dall'11 giugno, ossia una settimana esatta dall'ultima giornata di campionato. Un gran campionato per il Padova, che, sotto la guida di Nereo Rocco, aveva replicato il sesto posto della stagione precedente grazie alle 19 reti di bomber Aurelio Milani. Ma quella squadra non era solo Milani: la vecchia guardia del '58 continuava infatti a reggere fiera con Pin, Blason, Scagnellato, Azzini e Berto Rosa a costituire la spina dorsale di una formazione completata dalla brillantezza di elementi più giovani quali Cervato in difesa, Barbolini a centrocampo e Tortul e Crippa in avanti. A guidare i biancoscudati nella Coppa dell'Amicizia, però, non fu il paròn. Proprio la settimana che intercorse tra la fine del campionato e l'inizio del torneo segnò la fine di un'epoca. La fine dell'era Rocco. Martedì 6 giugno, infatti, dopo aver regalato al Padova l'ultimo successo sotto la sua gestione in casa del Napoli, tra la commozione dei numerosi tifosi presenti in stazione il tecnico triestino abbandonò la città, direzione Milano, o meglio, Milan. “Lascio a Padova otto anni della mia vita, scampo via par non pianser”, commentò emozionato. Una decisione presa da mesi, dopo anni di corteggiamenti da parte di Gipo Viani, direttore tecnico della società rossonera.Come ampiamente anticipato dai quotidiani, a raccogliere la pesantissima eredità del paròn fu proprio uno dei suoi panzer, che aveva appena appeso le scarpette al chiodo dopo un anno da giocatore-allenatore in Serie C tra le fila della sua Cremonese: il trentaseienne Giacomo Mari. La Coppa dell'Amicizia avrebbe dunque segnato l'inizio del neuer kurs biancoscudato senza Nereo Rocco. Un'ottima occasione per conoscere la squadra ed iniziare a mettere a punto i corretti meccanismi per il nuovo allenatore, chiamato all'esordio a guidare i suoi uomini nella sfida contro il Rouen, avversario di tutto rispetto. Questi gli altri accoppiamenti: Milan-Nimes (la gara di ritorno fu la prima partita sulla panchina rossonera per il paròn), Saint-Etienne-Spal, Nancy-Atalanta e Sedan-Lanerossi Vicenza per la prima divisione, Montpellier-Venezia, Como-Sochaux, Strasburgo-Prato, Mantova-Metz e Genoa-Cannes per la seconda.Seppur non equiparabile a quella delle grandi occasioni, buona si rivelò l'affluenza all'Appiani per la gara d'andata contro les diables rouges, come venivano soprannominati senza troppa fantasia i calciatori del Rouen. Dunque tutto era pronto per affrontare la prima competizione internazionale della storia della società. Obiettivo: fare bella figura. Per questo Mari scelse di affidarsi alla formazione tipo, se eccettuiamo il solo Humberto Rosa, destinato di lì a poche settimane a lasciare il Biancoscudo dopo cinque anni di onoratissima militanza padovana. A sostituirlo nell'undici iniziale con la maglia numero dieci fu Giancarlo Bacci.Non buono il primo tempo di Scagnellato e compagni, che rientrarono negli spogliatoi all'intervallo in svantaggio per 1-0 a causa della rete siglata al 18' dall'attaccante ospite Antoine Dalla Cieca. Un giocatore capace, tra la gara d'andata e quella di ritorno, di attirarsi le attenzioni di Mari e Pollazzi, che nelle settimane successive cercheranno – senza successo – di portarlo all'ombra del Santo per sostituire un altro partente eccellente quale Aurelio Milani, che passerà alla Fiorentina. Alla fine in biancoscudato approderà il tedescone Rudy Kolbl, che realizzerà 35 reti nelle successive tre stagioni. Ma torniamo alla partita.Una partita da raddrizzare ad ogni costo nel secondo tempo per non regalare già due punti alla Lega francese. Detto fatto: nemmeno due giri di lancette nel corso della ripresa ed ecco che Meyer ristabilì la parità trafiggendo sbadatamente il proprio portiere. Ed il raddoppio biancoscudato arrivò mezz'ora più tardi con Barbolini a fissare il risultato finale sul 2-1. Si poteva dunque guardare con ottimismo alla sfida di ritorno, l'ultima della stagione.Macinati gli oltre milleduecento chilometri che dividono Padova da Rouen, gli uomini di Mari scesero sul terreno dello Stade Diochon determinati a portare a casa quantomeno un punto. Catenaccio d'esportazione, insomma. Tattica sempre efficace. Le avanzate dei padroni di casa si rivelarono infatti sterili e via via più insistenti col passare dei minuti. Così facendo, però, finirono col prestare il fianco alle collaudatissime ripartenze biancoscudate, che fruttarono due pesanti marcature in rapida successione all'87' ed all'88' con Bacci e Barbolini.Il Padova fece dunque il suo dovere regalando ben quattro punti alla Lega italiana, al pari di Atalanta e Prato. Ed alla fine la coppa finì per il terzo anno consecutivo nella bacheca della Federazione italiana, che totalizzò 22 punti contro i 18 di quella francese.Un ottimo inizio dunque per la gestione Mari. Ma il buon giorno non si vide dal mattino. Vuoi per il cambio d'allenatore, vuoi per le pesanti partenze estive, era ampiamente prevedibile che la successiva stagione non sarebbe stata all'altezza delle precedenti, ma la realtà, purtroppo, andò anche oltre le più pessimistiche previsioni. Fu retrocessione in Serie B, dopo che Mari venne esonerato all'inizio del girone di ritorno e sostituito con Pietro Serantoni, vecchio condottiero di mille battaglie di ritorno in città dopo oltre dieci anni, che non riuscì però ad evitare l'affondamento della barca. Una barca che tornerà a galla solamente trentadue anni più tardi.
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La Coppa dell’Amicizia 1961: unico successo internazionale biancoscudato
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