Passiamo ora all' annata 1969-1970. Dopo sette stagioni di permanenza in Serie B, la squadra tornava in Serie C dopo ben trentadue anni. Nonostante ciò, alla guida della truppa biancoscudata venne riconfermato l'argentino Humberto Rosa, ex panzer di Nereo Rocco, diventato allenatore della squadra nel gennaio del 1966. Dopo un mercato estivo povero di colpi in entrata, la squadra non iniziò la stagione col piede giusto. O meglio: all'esordio, all'Appiani contro la Biellese, arrivò il primo successo del campionato, ma nelle successive cinque gare i biancoscudati conquistarono solamente due punti, frutto dei pareggi maturati contro Novara e Trevigliese. A seguito della sconfitta di Venezia (quinta giornata), Rosa rassegnò le dimissioni. Al suo posto, venne promosso allenatore l'“eterno vice” Elvio Matè, che, dopo aver esordito con quattro 0 a 0 consecutivi, trovò la sua prima vittoria stagionale alla dodicesima giornata, contro il Monfalcone, che fu anche l'ultima del girone d'andata (seppur con una partita sub iudice). Fortunatamente poi, nella seconda metà del campionato, il rendimento dei biancoscudati andò via via migliorando e la squadra concluse la stagione con nove risultati utili consecutivi, piazzandosi così all'ottavo posto finale. Bomber stagionale: Flaviano Zandoli, autore di 11 reti.
Facciamo ora un salto nel tempo di quindici anni ed andiamo ad analizzare la stagione 1985-1986, che il Padova si trovò (meritatamente) costretto a disputare in Serie C a causa del famigerato “caso Padova” della stagione precedente. Già ai primi di luglio Mister Gianni Di Marzio rassegnò le dimissioni, insoddisfatto dei programmi societari relativi all'imminente calciomercato. Al suo posto, il Presidente Pilotto ingaggiò Marino Perani, ex calciatore biancoscudato che due anni prima aveva portato il Parma in Serie B. Inevitabilmente, furono molti i volti nuovi tra le fila biancoscudate, specialmente dalla cintola in su: tra gli arrivi più significativi segnaliamo quelli di Ruffini, Zerpelloni, Tacchi, Lamia Caputo ed i cavalli di ritorno Marchetti e Coppola, innesti necessari per far fronte alla partenza di numerosi elementi, fra i quali Pradella, Sorbi, Restelli e Sorbello. La ricetta sembrò vincente. Tra agosto e settembre infatti, il Padova di Perani stupì in Coppa Italia, andando a superare il girone eliminatorio a spese addirittura del Napoli di Diego Armando Maradona, che fu costretto a saltare la gara dell'Appiani (che si concluse sullo 0 a 0) causa infortunio. Nonostante i buoni segnali estivi, però, il campionato iniziò “a singhiozzo” con un ruolino di tre vittorie e tre sconfitte registrato nelle prime sei giornate, alle quali seguì poi una striscia di ben nove risultati utili consecutivi, che catapultarono il Padova nelle zone alte della classifica. Zone che però vennero presto abbandonate. A metà campionato, infatti, la squadra tornò ad ottenere risultati altalenanti (ottimo il rendimento interno, pessimo quello in trasferta), che, alla lunga, portarono il neo Presidente Nicolò Voltan ad optare per il cambio di allenatore: dalla ventiquattresima giornata ecco tornare alla guida del Padova Guido Mammi, che traghetterà la squadra verso un anonimo settimo posto finale.
Se dunque in questi primi tre precedenti la squadra aveva quantomeno chiuso il campionato in placide posizioni di metà classifica, certamente lo stesso non si può dire della stagione 1998-1999, che il Padova concluse con una nuova, dolorosissima retrocessione targata Viganò, sprofondando in C2 a soli tre anni di distanza dai dorati tempi della Serie A. Il Presidente brianzolo, nonostante la retrocessione, confermò Mario Colautti sulla panchina biancoscudata e riuscì a mantenere invariata l'ossatura della squadra, composta, tra gli altri, dai vari Castellazzi, Cristante, Pergolizzi, Ferrigno, Pellizzaro, Suppa, Mazzeo e Saurini, puntellandola con innesti di giovani promettenti quali Serao, Campana, Barone e Buscè, che si appropriarono fin da subito di una maglia da titolare. La stagione iniziò però col piede sbagliato per i biancoscudati, che trovarono la prima vittoria stagionale solamente all'ottava giornata (all'Euganeo contro il Siena), sotto la guida di Claudio Ottoni, promosso allenatore della prima squadra dopo la quarta giornata al posto di Colautti, che sino ad allora aveva collezionato tre pareggi ed una sconfitta. Ma anche il “regno” di Ottoni non durerà a lungo. Dopo il successo contro il Siena, infatti, la squadra ripiombò in crisi, sconfitta da Modena prima e Como poi, per andare quindi a pareggiare nel delicato scontro-salvezza di Varese. La società scelse nuovamente di voltare pagina, sollevando dall'incarico Ottoni (che intanto aveva appena ottenuto la seconda vittoria stagionale, in quel di Lumezzane) e richiamando sulla panchina biancoscudata Adriano Fedele (già alla guida del Padova nella stagione '96-'97, quando riuscì a salvare la squadra in Serie B negli ultimi mesi di campionato) che chiuse l'andata con un ruolino di tre sconfitte e due vittorie. Nel girone di ritorno servirà cambiare marcia per evitare la C2, pensano tifosi ed addetti ai lavori. Con questo obiettivo, tra ottobre e gennaio, l'organico venne letteralmente rivoluzionato dal nuovo DS Gianni Di Marzio, che prese il posto dell'amatissimo Piero Aggradi. La priorità? Sfoltire la rosa. Furono una dozzina le cessioni, la metà i nuovi arrivi, tra i quali quelli di De Zerbi, D'Aloisio, Florio ed il ritorno di Franco Gabrieli. Ed in effetti la squadra sembrò beneficiarne, ottenendo, nelle prime giornate del girone di ritorno, sei risultati utili consecutivi, che riportarono una salubre ventata d'ottimismo in città. Un ottimismo che però svanirà presto. Nuova squadra, vecchi problemi e conseguente ritorno nel baratro a causa di una nuova crisi, che vide i biancoscudati racimolare soli tre punti (frutto di tre pareggi e cinque sconfitte, tra le quali la celebre sfida interna contro il Varese, persa a tavolino dai biancoscudati a causa della famigerata sostituzione di Barone) nelle successive otto giornate. Le vittorie conquistate nelle ultime tre partite della regular season contro Carrarese, Carpi e Lecco (della serie: meglio tardi che mai) non bastarono ad evitare i playout. Avversario: il Lecco, che aveva concluso il campionato al penultimo posto, a quota 27 punti, 13 in meno di quelli ottenuti dagli uomini di Fedele. Sembrava una sfida alla portata. Sembrava, appunto. L'andata, in riva al Lago di Como, terminò sull'1 a 1. Un risultato niente male. Ai biancoscudati sarebbe bastato non perdere per mantenere la categoria. Ma quelli, si sa, erano anni bui. All'Euganeo, quel giorno, il 6 giugno 1999, fu tragedia calcistica. Uno dei punti più bassi della storia della squadra della nostra città, con il Lecco che tornò a casa vincitore grazie ad una rete di Bertolini e cacciò in quarta serie il Padova. L'anno successivo, specialmente grazie alle pesanti contestazioni della tifoseria, la società passò nelle mani del padovano Alberto Mazzocco, che riportò il Padova in C1, ossia dove ci ritroviamo ora, 2 giugno 2014. Come andrà la prossima stagione? Ai posteri l'ardua sentenza.
Con la conclusione del campionato di Serie B, termina anche l'appuntamento settimanale con “Lunedì Amarcord”, che tornerà la prossima stagione!
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