Fatto il Padova… fu tempo di giocare!Non si rivelò tuttavia particolarmente ricca di soddisfazioni la prima stagione della storia dell''Associazione del Calcio Padova', affiliata sin dal giorno della fondazione, il 29 gennaio 1910, alla FIGC. Dopo il pareggio a reti bianche maturato il 20 febbraio nell'amichevole dell'esordio assoluto contro il Verona, infatti, per la neonata compagine biancoscudata arrivò già il tempo di affrontare il primo campionato ufficiale, ovverosia la Seconda Categoria (la Serie B dell'epoca, per intenderci) edizione 1910. Un torneo che fu una “Caporetto”: quattro sconfitte (seppur una a tavolino) in altrettante partite per Giorgio Treves de' Bonfili e compagni. Prima di esse, quella patita il 6 marzo in casa del Vicenza per 3-1. A segno tra i berici Fasolo, Vallesella e Boeche, mentre la prima marcatura della storia del Padova risultò frutto di un'autorete dello stesso Vallesella. Poi, fu la volta delle due gare andata-ritorno contro la terza ed ultima partecipante al girone, il Venezia. In laguna, il 13 marzo, i padroni di casa la spuntarono senza problemi per 4-1, mentre sette giorni più tardi al Belzoni l'incontro si concluse con un avvincente 2-2 in seguito cancellato per delibera del Giudice Sportivo e tramutato in 1-0 a vantaggio della formazione neroverde (non sono giunti fino ad oggi né i dati relativi ai marcatori di queste due gare, né le motivazioni del Giudice Sportivo in merito all'invalidazione della gara di ritorno). Infine, proibitivo si rivelò l'ultimo turno contro un Vicenza bisognoso quantomeno di un punto per aggiudicarsi la vittoria del girone (traguardo che comunque non avrebbe comportato la promozione in massima serie). Pur rimediando la terza sconfitta sul campo, il Padova, però, si confermò squadra in crescita, piegato solamente per 1-0 da una rete realizzata da Boeche al 65'. Ma la classifica finale risultò ugualmente desolante, con i biancoscudati che chiusero a secco di punti, staccati di cinque lunghezze dal Venezia e sette dal Vicenza vincitore del raggruppamento. Ed oltre al danno si aggiunse in seguito anche la beffa, con l'ammissione in Prima Categoria di berici e lagunari, causa riforma dei gironi di massima serie. Ma, a prescindere da ciò, appare assolutamente evidente come il primo campionato biancoscudato non si sia stato certo trionfale, essendo stata la società appena fondata e la squadra appena allestita, a differenza di quelle di Vicenza e Venezia, società attive rispettivamente da 1902 e 1907. Il Padova è dunque scusato, ma niente paura: la stagione non terminò qui.Visse infatti una curiosa appendice il successivo 22 maggio nell'ambito della Coppa Esposizione, un torneo organizzato dall'associazione “Ginnastica e Sport” (che festeggiava il suo quarantacinquesimo anno di attività) nel quadro delle iniziative legate alla Fiera dell'Esposizione agricola-industiale di Pontevigodarzere, che aveva preso il via già il 15 aprile precedente. Oltre al torneo calcistico, quella domenica erano state organizzate anche gare di tamburello e di palla vibrata, una disciplina di origini tedesche oggi ormai in disuso il cui scopo era quello di spedire un pesante pallone di cuoio oltre la linea di fondo della metà campo avversaria. Insomma, una vera festa dello sport.Al torneo di “foot-ball” (com'era ancora chiamato il calcio a quei tempi) avrebbero dovuto partecipare quattro squadre: Padova, Vicenza, Milan e Fanfulla Lodi, ma quest'ultima diede forfait all'ultimo momento. Si sarebbe quindi disputato un triangolare. A partire con i favori del pronostico, senza ombra di dubbio il Milan, compagine di Prima Categoria che poteva già vantare la conquista di tre scudetti (1901, 1906, 1907). Una prova del fuoco per i biancoscudati, impegnati contro i rossoneri proprio nella prima gara di giornata. Una gara alla quale, però, non assistette un gran numero di spettatori, complici le incerte condizioni climatiche, come sottolineava il Pedrocchino, settimanale dell'epoca: “Il tempo, che sembra da qualche tempo imbronciato e malintenzionato contro tutte le manifestazioni sportive, anche domenica ha voluto impaurire il pubblico e trattenerlo lontano dallo spettacolo, colle sue continue minacce”. Un vero peccato, ma la partita s'ha da giocare, ed i rossoneri non impiegarono molto tempo prima di portarsi in vantaggio, giusto quindici minuti, grazie ad un calcio di punizione del proprio fuoriclasse, la mezzala Pietro Lana (passato alla storia sette giorni prima per aver siglato il primo gol della storia della Nazionale italiana nella vittoriosa amichevole di Milano contro la Francia). Ed il raddoppio arrivò soli cinque minuti più tardi. Nuovamente Lana su punizione. Déjà vu. Il risultato non cambiò più fino al triplice fischio.Il Padova se la cavò dunque con un dignitoso passivo di 2-0 e ricevette il plauso dei cronisti presenti: “Molto brillante e molto applaudita la difesa del Padova – riportò sempre il Pedrocchino – in special modo vanno ricordati i due migliori elementi della squadra: Pozzi, l'infaticabile ed elegante calciatore, e Tessari, l'eccellente goal-keeper”. Incredibile: già dagli albori emerse con chiarezza quella che sarà la caratteristica regina degli anni d'oro della società. Questione di DNA. E non a caso lo stemma che comparirà sulle maglie a partire dal 1920 sarà proprio uno scudo.Ad ogni modo, dopo aver affrontato il Milan, ecco subito il fischio d'inizio della gara contro l'ancor fresco Vicenza, che aveva già sconfitto per due volte i biancoscudati nel corso del campionato. Insomma, il pronostico era tutto dalla parte dei berici, il Padova sembrava destinato a concludere la propria stagione a secco di vittorie. Invece no. Nonostante la stanchezza, infatti, Giolino Canè portò avanti i suoi al 15' e la prima frazione di gioco si concluse sull'1-0. All'intervallo, capitan (nonché allenatore e presidente) Treves de' Bonfili suonò la carica: “Forsa tosi deghe dentro”, parafrasando lo storico inno biancoscudato. Obiettivo numero uno: non subire gol. Yes, we can. Era un Padova stanco ma grintoso quello che si presentava sul terreno di gioco nella ripresa. Ed al 55' ecco arrivare il gol del raddoppio, firmato Vittorio Terrabujo. Vana risultò la rete vicentina realizzata da Fasolo a dieci minuti da termine. 2-1 il finale in favore dei biancoscudati, capaci di esprimere nel corso della gara “un giuoco energico e corretto”, come commentò il Pedrocchino. Ed alla fine, per la cronaca, ad aggiudicarsi la Coppa Esposizione fu, come da pronostico, il Milan, che andò a pareggiare a reti bianche contro il Vicenza nell'ultima gara del torneo.In definitiva, dopo un'annata di assestamento, la società biancoscudata sembrava ormai sufficientemente matura per puntare ad un primo significativo salto di qualità. Insorse però un piccolo problema: la fondazione, nel dicembre successivo, del Petrarca. Una società, a differenza del Padova, non ancora iscritta alla FIGC, ma che poteva contare su una solidità economica ed organizzativa di tutt'altro livello, grazie al patrocinio dell'Antonianum. Fattori, questi, che contribuirono in maniera determinante al verificarsi di una fatale diaspora di calciatori biancoscudati verso la nuova realtà bianconera. L'attività del Padova rimase in fase di stasi per due anni e mezzo, fino al 25 novembre 1912, giorno in cui trenta soci “rifondarono” la società, rimettendola così in moto e nominando Gastone Rossi quale nuovo presidente. Chissà senza di loro quale sarebbe stata la sorte del sodalizio biancoscudato...
rubriche
Un campionato stentato e l’avventura in Coppa Esposizione: la prima stagione della storia dell’ACP
Flash dal passato: momenti di storia biancoscudata nella nostra rubrica del lunedì
© RIPRODUZIONE RISERVATA