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Il Mattino: Penocchio detiene ancora il 5% del Parma, ipotesi illecito sportivo

La prova provata che fra Calcio Padova e Calcio Parma c’è molto più di uno stretto rapporto di collaborazione, testimoniato negli ultimi due anni da un via-vai continuo di giocatori sull’asse Emilia-Veneto: Diego Penocchio detiene tuttora il...

Redazione PadovaSport.TV

La prova provata che fra Calcio Padova e Calcio Parma c’è molto più di uno stretto rapporto di collaborazione, testimoniato negli ultimi due anni da un via-vai continuo di giocatori sull’asse Emilia-Veneto: Diego Penocchio detiene tuttora il 5% delle azioni della società ducale. C’è di più: a fine dicembre 2013 lo stesso imprenditore bresciano, presidente della Spa biancoscudata, era titolare del 10% del club di Tommaso Ghirardi. E lo era attraverso la Ormis Spa di Castegnato, che si occupa di progettare, costruire ed installare macchinari e parti di macchine per acciaierie, oltre a laminatoi per l’industria siderurgica in generale; Ormis di cui Penocchio è proprietario al 72%. L’illecito sportivo, in palese violazione dello statuto della Federcalcio, è acclarato, in quanto l’articolo 7 recita: «non sono ammesse partecipazioni, gestioni o situazioni di controllo, in via diretta o indiretta, in più società del settore professionistico da parte del medesimo soggetto». Gsport incompatibile. L’indagine del Pm Benedetto Roberti e degli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza avrebbe fatto emergere, però, un’altra “verità” sul conto del Padova: una “verità” di cui si sospettava da tempo, e che il mattino aveva adombrato nei giorni immediatamente successivi al blitz compiuto dalle Fiamme Gialle in sede, allo stadio Euganeo, ad Abano, nell’albergo dove alloggia l’a.d. Andrea Valentini, a Cellatica e nella stessa Castegnato, a Carpenedolo e a Collecchio. Il Padova sarebbe a tutti gli effetti della Gsport di Italo (papà) e Alessandro (figlio) Giacomini, rispettivamente presidente e amministratore delegato della società di pubblicità e marketing di Montichiari (Brescia). E ciò in base ad un “patto segreto” sottoscritto dopo il contratto preliminare di vendita fra Unicomm e Penocchio un anno fa a Milano, patto in cui si parlerebbe apertamente di “acquirenti Gsport srl e Diego Penocchio” quali destinatari della sponsorizzazione triennale da parte del Gruppo di Dueville per apporre il marchio Famila sulle maglie della prima squadra (11,5 milioni complessivi, ma potrebbero anche essere leggermente di meno, non comunque inferiori ai 10 milioni, una cifra enorme per una società di serie B). Soci occulti, dunque? Sì. Ma incompatibili, e dunque probabili indagati dalla Procura padovana, perché - ecco il particolare che sarebbe emerso dal minuzioso lavoro compiuto in queste due settimane dagli inquirenti sulla montagna di carte e documenti sequestrati - anch’essi hanno una partecipazione azionaria nel Parma. Come? Il club gialloblù è di proprietà di Eventi Sportivi Spa: fra i soci di quest’ultima c’è TG Finim srl, con sede a Collecchio (dove si trova anche la Sts, che si occupa della gestione del Tardini e del Centro Sportivo dove si allenano Cassano & C., e di cui Valentini era presidente sino a dicembre, oltre a possedere il 10% delle quote). Le azioni di cui è titolare sono poco più dell’8%, ma fra i suoi soci TG Finim ha il Gruppo Italtelo, con il 12,5%. E chi è a capo del Gruppo bresciano? Proprio i Giacomini. Insomma, ci sono dentro anche loro in questo gioco di scatole cinesi, che apre scenari inquietanti, ma palesemente irregolari, stando alle regole scritte in Figc, sulla vendita prima, e la gestione poi, dei due club . Perché Penocchio è nel Parma. Ma torniamo al patron del Padova e alla sua presenza tra gli azionisti del Parma, da cui, per sua stessa precisazione, era uscito, dimettendosi da vice-presidente nel marzo 2013, tre mesi prima di tuffarsi nell’avventura biancoscudata. Come poteva acquistare il Padova a fine giugno, intestando il 48% delle quote ad una srl appositamente costituita, Iniziative Euganee, capitale sociale di 10 mila euro e sede a Castegnato, dov’è ubicato il Gruppo Ormis, se in quella data era ancora dentro alla società di Ghirardi, con il 10% intestato proprio alla Ormis Spa? La situazione era palesemente irregolare, eppure il Padova è passato di mano, con l’aggiunta di quel “patto segreto” sancito fra Unicomm, Gsport e lo stesso Penocchio. Ora, conscio del rischio che stava correndo, il presidente biancoscudato a dicembre avrebbe ceduto ad Alberto Rossi, 44 anni, vicentino di Zanè, consigliere delegato della storica acciaieria veneta Forgerossi Spa di Arsiero, ma soprattutto consigliere del Parma, il suo 10% di Eventi Sportivi Spa. Un 5% sarebbe stato pagato alla Ormis subito, mentre per il secondo 5% non ci sarebbe stato alcun saldo, per cui Rossi avrebbe chiesto al suo interlocutore di tenersi quelle azioni come pegno, in attesa di diventarne proprietario più avanti. Così non è stato, però, sinora. Ciò spiega perché Penocchio abbia oggi questa partecipazione, di cui Ghirardi, suo amico, non poteva non essere a conoscenza. Battaglia al Riesame. Ma andiamo avanti. Lo scontro vero si consumerà mercoledì prossimo, davanti al Tribunale del Riesame presieduto dal giudice Claudio Marassi. L’udienza vedrà da una parte il Pm Roberti e dall’altra i legali di Penocchio e Valentini, i due unici indagati (per ora) di questa inchiesta che rischia di avere serie conseguenze per l’attuale proprietà del Calcio Padova, a cui viene contestato l’articolo 2638 del codice civile, per essere stata di “ostacolo all’esercizio delle funzioni di delle autorità pubbliche di vigilanza”. Gli avvocati chiedono la restituzione di quanto portato via soprattutto dalla Ormis Spa (computer e chiavette, oltre ad hard-disk), la Procura si oppone fermamente, visto che sinora non c’è stato modo di analizzare il materiale informatico sequestrato. I ricorrenti si sono opposti, oltretutto, ad una consulenza che prevedeva la presenza di tutte le parti in causa, e si sarebbero riservati di chiedere un incidente probatorio, richiesta finora mai presentata. La sensazione è che vogliano dilatare i tempi, proprio per evitare che gli uomini delle Fiamme Gialle mettano il naso nella Ormis. La Procura, però, avrebbe fatto richiesta alla Federcalcio per cautelarsi e arrivare in tutti i modi a visionare i dati informatici. Padova in alto mare. In questo quadro, e con un’accusa di illecito sportivo ormai solo da ufficializzare da parte della giustizia sportiva, il futuro del Calcio Padova è fortemente in pericolo. La sua proprietà vacilla, ma anche sulla precedente gestione, e su quel “patto segreto” di un anno fa, si andrà sino in fondo. Ci saranno altre “sorprese”, sembra ormai certo. E un’estate calda, molto calda sul fronte giudiziario.