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L’exploit di Aperi: “Da esterno sfrutto le mie doti migliori. Il sogno? La serie A, difficile ma ce la metterò tutta”

Con Union Pro e Triestina aveva segnato entrando dalla panchina, domenica si è ripetuto con il Giorgione partendo però per la prima volta titolare. Sebastiano Aperi, 22 anni tra poche settimane (2 dicembre), è stato uno dei grandi protagonisti...

Redazione PadovaSport.TV

Con Union Pro e Triestina aveva segnato entrando dalla panchina, domenica si è ripetuto con il Giorgione partendo però per la prima volta titolare. Sebastiano Aperi, 22 anni tra poche settimane (2 dicembre), è stato uno dei grandi protagonisti del successo biancoscudato a Castelfranco, tanto da procurarsi anche un rigore. Quello del gol è un vizietto che già aveva messo in mostra l’anno scorso in Lega Pro con il Martina (21 partite e quattro sigilli) e con il Padova ha confermato di saperci fare. «Sono molto contento per la mia prestazione e soprattutto per i tre punti ottenuti dalla squadra dato che il pareggio con la Triestina ci aveva un po’ rattristito. Con il Giorgione abbiamo sfoderato una grande prova e non era facile perchè il campo era pesante e loro correvano su tutti i palloni. Siamo entrati con la voglia di fare bottino pieno, e l’abbiamo dimostrato con tre gol nel primo tempo. Peccato per l’espulsione di Ferretti, lui per noi è molto importante perché oltre a segnare riesce a tenere alta la squadra e a farci respirare quando serve». A Castelfranco è stata la sua migliore prestazione? «Ho fatto bene, ma la migliore resta quella con la Triestina. Sono entrato in campo e ho segnato subito, peccato per il risultato. Giocare esterno? È il mio ruolo, l’allenatore vuole che sfrutti la mia dote migliore che è saltare l’uomo e creare problemi agli avversari. Quando invece mi chiede di fare la seconda punta devo attaccare sempre la profondità». Prima di domenica era entrato solo a gara in corso. Qual è il segreto di farsi trovare pronto? «Resto sempre concentrato in panchina. E se capita l’occasione, cerco di dare l’anima per i compagni. Non è sempre semplice entrare e fare la differenza, quando parti dall’inizio hai più possibilità di metterti in mostra». Nessun gesto rituale prima di scendere in campo. «Mi piace solo dire “speriamo che oggi segno”». L’idolo che ammira è brasiliano. «Cristiano Ronaldo è il più forte al mondo, ma Neymar è il giocatore che mi piace di più e al quale mi ispiro. In passato più di qualche persona mi ha paragonato a lui, anche per un po’ di somiglianza». Il sogno? «Arrivare a giocare in serie A, è difficile ma ce la metterò tutta. Il massimo sarebbe nella Juventus o con il Catania che è la squadra della mia città. Ma in questo momento l’obiettivo è arrivare con il Padova nei professionisti». A proposito del suo approdo all’ombra del Santo svela. «Potevo restare al Martina in Lega Pro, ma quando Minincleri ha lasciato il Padova la sera stessa della sua partenza mi ha chiamato il diesse De Poli, che avevo avuto al Martina, dicendomi di prendere subito un aereo per venire a Padova. Non ci ho pensato un secondo, sono partito subito perchè Padova è una grande piazza. Ero consapevole che dovevo giocarmi il posto e cerco di dare sempre il massimo per guadagnarmelo». Tornando al suo gol con il Giorgione, a chi lo dedica? «Alla mia famiglia, a tutta la squadra e alla mia ragazza Sara. L’ho conosciuta quando giocavo a Palazzolo (Siracusa, ndr) e studia a Rovigo, appena posso vado a trovarla». A Padova vive nella foresteria al Geremia. «Sono in stanza con Bruzzi, ma con tutti i ragazzi mi trovo benissimo. Siamo accomunati dall’unico obiettivo che è fare bene al Padova». Un flash su Parlato. «È un allenatore fuori categoria. Non gli manca niente per arrivare in alto. Se quest’anno vince il campionato può fare il grande salto». Determinanti per raggiungere la promozione siete voi giocatori in campo. «È il gruppo che può fare la differenza, la squadra è forte e lo sta dimostrando. Ci vuole solo un pizzico di fortuna, poi sta a noi. L’Altovicentino? Mi aspettavo un loro risultato diverso con il Tamai, ce la giocheremo fino all’ultimo. Importante è vincere i due scontri diretti».