altri sport

Nuoto, parata di stelle nostrane al Trofeo Città del Santo

Un’edizione che ha ricevuto anche la benedizione del meteo, con un tempo che migliore di così non poteva essere, compreso l’acquazzone che si è trattenuto fino alla pausa pranzo e se n’è andato prima dell’inizio del...

Redazione PadovaSport.TV

Un'edizione che ha ricevuto anche la benedizione del meteo, con un tempo che migliore di così non poteva essere, compreso l'acquazzone che si è trattenuto fino alla pausa pranzo e se n'è andato prima dell'inizio del pomeriggio di gare. Il grande nuoto si è dato appuntamento alla Padova Nuoto, per un'edizione del Trofeo del Santo come si deve: parata di big, nazionali e olimpici, ex e futuri, per dieci ore di gare e di divertimento. «Sono già passati 10 anni dall'ultima volta in cui sono stata qui» ricorda Arianna Barbieri, dorsista padovana ora bolognese. «Spero di fare bene tra due settimane, al Sette Colli: sarà l'ultima possibilità per conquistare la qualifica olimpica, e nella mia specialità è ancora tutto aperto. Dopo l'infortunio a entrambe le spalle, due anni fa, sto finalmente bene: continuo a cercare quei tempi, ma in quattro anni il mio fisico è cambiato. Sarebbe bello partire con Elena Gemo per Rio, lei è una che all'ultimo tira sempre fuori la grinta della campionessa». In formissima anche Aglaia Pezzato: «Sto bene», dice la stileliberista di Stra, «pertanto sono stanca, questo è periodo di carico. Il lavoro è finalizzato alla qualifica, al Sette Colli, per la staffetta olimpica. Ha iniziato a credere a questo progetto anche Federica Pellegrini: la nostra era la staffetta meno soddisfacente ma è riuscita a crescere molto. La finale olimpica deve essere della 4x100, con chiunque ci sarà». Andrea Toniato, il ranista di Cittadella campione anche di simpatia, confida: «Il Sette Colli? Lo sto preparando, punto alla qualificazione individuale e a evitare brutte sorprese, tipo quattro avversari che fanno meglio di me. Finché non avrò i piedi sull'aereo per Rio non mi riterrò qualificato, pertanto lavoro per sistemare gli errori degli Europei e per mantenere una forma accettabile». C'è anche Martina Carraro, ranista già qualificata per Rio: «Si tira dritto fino all'Olimpiade. A Rio? Si vedrà la solita Martina, quella che si è vista agli Assoluti e agli Europei. Anzi, spero meglio». Carica la delfinista Ilaria Bianchi, anche lei già qualificata per Rio, racconta che «La parte dura della preparazione c'è stata a inizio anno, ora, in un mese, si può solo rifinire, il 70 per cento è già fatto. Se qualcosa mi preoccupa per Rio? Beh, oggi ho saputo che il mio allenatore arriverà una settimana dopo di me: una botta, mi fido talmente tanto di lui che ci deve essere. A parte questo, parto con la consapevolezza di essere molto più forte dell'anno scorso, non ho paura e vado lì per fare bene la mia gara. Dopo Rio? Prenderò un periodo di riposo fino a settembre; con tre Olimpiadi in carriera, non so se avrò voglia di fare anche la quarta. Continuerò a nuotare sì, ma prendendo più tempo per me: sono 21 anni che faccio nuoto agonistico, ho voglia di fare anche altro. Che so, un corso di make up, che a me piace tanto, o comunque una vita più libera, meno condizionata dall'agonismo». Luca Pizzini è un altro che al Sette Colli proverà a portare a casa il pass olimpico: «Ero andato a Londra per centrare a qualifica, invece non ci sono riuscito ma ho fatto ugualmente una bella gara. Vista da fuori è stata una sorpresa, ma quelli erano i miei tempi, sentivo che mi stavo giocando qualcosa di buono e mi sono caricato. L'obiettivo olimpico è alla mia portata». Chi invece non andrà alle olimpiadi è Mattia Pesce, ranista, olimpico a Londra 2012. «Il 2014 è stato il mio ultimo anno di successi, poi una serie di infortuni mi ha costretto a rallentare. Ora sto ripartendo, ma ci vuole tempo. La qualifica olimpica è un obiettivo che ho abbandonato: il nuoto non è un film, ma si costruisce giorno per giorno. Ma non lo vivo come una sconfitta: ci sono molte altre gare internazionali, sono consapevole delle mie capacità e lì voglio tornare». (Da Il Mattino)