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«Tutto bene, molto bene: la stagione è stata importante per gli assoluti, perché due atleti sono stati impegnati con le gare di qualificazione olimpica, Alessandra Patelli (trevigiana, tesserata con noi) e Francesco Cardaioli. Magari non tutto è andato nel migliore dei modi, ma non sono ancora terminate le possibilità di avere un pass olimpico». Al termine della stagione agonistica del canottaggio, in cui l'obiettivo per i “top” era la qualificazione ai Giochi di Rio, Rossano Galtarossa, il più olimpionico fra i canottieri italiani, traccia il bilancio degli atleti della sua società, la Canottieri Padova. «Conosciamo Cardaioli come singolista», ricorda, «ha vinto il suo terzo titolo italiano assoluto, è il singolista più veloce d'Italia, ma per i Mondiali ha scelto il quattro di coppia: forse non aveva più motivazioni così forti per continuare ad allenarsi da solo e ha chiesto al direttore tecnico di provare una squadra. Il quattro di coppia che ne è nato è molto forte sulla carta, ma purtroppo ha mancato di due posti la qualificazione olimpica». Diverso il discorso per Patelli: «Alessandra nasce come vogatrice di coppia e quest'anno ha fatto esperienza anche nella voga di punta per formare un due senza. Ha risentito pesantemente di un infortunio a una costola perché è stata ferma per quindici giorni prima delle gare. Non andava peggio della riserva, per cui è scesa ugualmente in barca: pur essendo andata bene, è incappata in un girone molto forte ed è rimasta fuori nel passaggio di turno». Speranze? «Considerando la loro condotta di gara, sono entrambi atleti inseriti in equipaggi che possono ambire ai ripescaggi di maggio. Certo, qualificarsi ora avrebbe significato un anno di lavoro specifico in più». A livello di squadra olimpica, pare esserci una grossa novità all'orizzonte (che però per ora non è ancora ufficiale): Galtarossa potrebbe essere chiamato a fare da mental coach al gruppo femminile che andrà alle Olimpiadi. La Federazione sta valutando anche un nuovo tecnico per le ragazze, ma quello che farebbe Rox sarebbe un supporto motivazionale. E gli altri atleti della Canottieri? «Stefania Gobbi purtroppo ha avuto problemi fisici a inizio estate che le hanno fatto perdere allenamenti preziosi per cui si è preferito tenerla fuori perché non c'erano margini; Asia Magarotto è arrivata sesta alle finali mondiali Juniores di Rio (tradizionalmente le squadre juniores “testano” il campo di gara olimpico un anno prima, ndr); Simone Martini è stato argento alle Universiadi di luglio a mezzo secondo dal vincitore: era stato inserito e poi escluso nell'otto con la Nazionale». C'è anche un altro bel gruppo master, più di venti adulti, che sono andati ai Mondiali di categoria: «Al di là del risultato agonistico, penso che in passato ci sia stata troppo poca attenzione agli adulti. Per me invece è importante che queste persone facciano sport, e alla fine per noi è già un bel risultato vedere che si divertono». Restano sempre delle perplessità sullo sport in sé, ma riguardano soprattutto i bambini: «Da genitore ora li capisco un po' di più: i timori più grandi riguardano la sicurezza sul fiume. La prima cosa che insegniamo agli istruttori è proprio questa. Certo, poi se fa caldo e i ragazzi si gettano in acqua, noi li vediamo anche se fingiamo di no... Ed è tradizione che le medaglie internazionali “si bagnino” nel fiume»
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