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Calcio a 5, la lunga battaglia di Victor Mello per “diventare italiano”

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Respinto per tre volte il ricorso del giocatore, che per la Divisione non va considerato come "formato in Italia". C'è però una sentenza precedente che potrebbe aiutarlo

Redazione PadovaSport.TV

Il cerchio si sta stringendo attorno ai giocatori stranieri nel calcio a 5. La riforma Bergamini, come noto, ha imposto alle squadre, con una modifica al regolamento, di limitare gradualmente il numero dei cosiddetti giocatori non formati nel nostro Paese. Una scelta di principio, la strada (si presume) più rapida per tornare a essere competitivi con la Nazionale, valorizzando maggiormente gli atleti nostrani. Le conseguenze però, come spesso accade in questi casi, si ripercuotono a pioggia sulle vite di tutti, indistintamente, senza tenere conto dei casi particolari. "Casi" che sarebbe più opportuno, e umano, definire persone, spesso con famiglie, che hanno scelto di trasferire la propria esistenza in Italia.

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Victor Mello con la nonna Luisa Farina

È il caso di Victor Mello (e del fratello Fellipe), in forza al Petrarca Calcio a Cinque, società da subito contraria alla Riforma per come è stata articolata. Victor Mello al momento è uno dei cinque giocatori non formati in Italia nel roster di mister Giampaolo. Dall'anno prossimo il limite passerà a 4, poi a tre nel successivo. "Personalmente mi sento italiano, sono sposato con Aljne e ho due figli nati in Italia. Mio nonno, Antonio Rossi, nel 1953 emigrò da Tramutola (Potenza) insieme a mia nonna Luisa in Brasile, a San Paolo per cercare opportunità lavorative. Per lui è stata un grande sofferenza, voleva rimanere in Italia ma purtroppo le circostanze non lo hanno aiutato". Victor Mello (che porta anche il secondo cognome Rossi come il nonno) è di fatto per la legge un cittadino italiano, come italiana è la sua famiglia. In passato ha rifiutato la nazionale brasiliana per giocare con la maglia azzurra, con la quale ha disputato anche i Mondiali (in foto). Come a dire, quando serviva alla Divisione, Mello era decisamente italiano. Ora invece, con l'introduzione della riforma, non viene più considerato tale. Per essere "formati in Italia" bisogna essere stati tesserati prima del 14esimo anno di età.

Victor Mello sta combattendo per ottenere lo status di italiano anche nel suo sport. Ha già perso tre ricorsi (TFN, Corte Federale d'Appello e Collegio di Garanzia del CONI), ma non si è arreso. Appoggiato dalla società e difeso dagli avvocati Francesco Di Ciommo e Michele Cozzone, si rivolgerà ora al Tar del Lazio. "Mia nonna Luisa è ancora viva, abita a San Paolo ma continua a sognare il ritorno in Italia - racconta Victor, con un po' di nostalgia - da piccolo sono cresciuto praticamente a casa dei miei nonni, con loro ho imparato le prime parole in italiano". Ma per quale motivo è stato respinto il suo ricorso? A quanto pare lo status di giocatore non professionista renderebbe irricevibile la sua richiesta. Mello però si rifa a un precedente che ha fatto scuola, ovvero il caso Campanaro (figlio di Mark Campanaro, cestista professionista oriundo che fu anche azzurro). Nel 2014 è stato considerato illegittimo dal Consiglio di Stato il regolamento della Federbasket nella parte in cui prescrive che un atleta, per essere considerato "di formazione italiana" indipendentemente dalla cittadinanza, deve essersi formato nei vivai italiani e aver partecipato a campionati giovanili per almeno 4 stagioni sportive.

 

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