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Lulù Oliveira talent scout sui campi veneti: “Giovani calciatori, imparate a fare sacrifici. E sulla mia carriera…”

Chi si rivede. Ieri sera, ospite della nostra trasmissione Speciale Dilettanti (ogni primo lunedì del mese in streaming su PadovaSport.tv e su Telecittà), c’era anche un top player del calcio italiano anni ’90, il brasiliano...

Redazione PadovaSport.TV

Chi si rivede. Ieri sera, ospite della nostra trasmissione Speciale Dilettanti(ogni primo lunedì del mese in streaming su PadovaSport.tv e su Telecittà), c'era anche un top player del calcio italiano anni '90, il brasiliano naturalizzato belga Lulù Oliveira: "Sto guardando molte partite del calcio veneto - ha svelato, oggi cinquantenne - ho assaggiato la serie D guardando il Campodarsego, squadra che gioca abbastanza bene a calcio, è una formazione competitiva e di buoni giocatori. Domenica scorsa meritava di segnare qualche gol nel primo tempo, poi nel secondo tempo ha creato molto meno".

Sul calcio di oggi: "Ho iniziato da piccolo a giocare, come tutti, dispiace vedere che oggi il problema più grande per la crescita dei giovani calciatori sono i genitori. Nel mondo del calcio tutte le domeniche devi dimostrare di avere voglia, oggi vedo molti ragazzi che si sentono arrivati dopo qualche partita".

Sulla sua carriera: "La squadra italiana a cui sono più affezionato? Il primo amore non si scorda mai, quindi dico Cagliari. Il periodo alla Fiorentina? Dopo l'infortunio di Batistuta con il Milan nel 98-99, abbiamo perso la possibilità di vincere il campionato. Era una grande squadra forte, con Batistuta, Edmundo, Rui Costa... che risate con Trapattoni, mi fece giocare anche terzino destro con la squalifica di Heinrich. Ricordo con piacere anche Malesani: rimasi sette giornate senza segnare, mi rincuorò dicendo che sarebbe arrivato il mio momento tenendomi titolare".

Sulle sue origini: "Ho una storia particolare, sono stato scoperto e portato in Belgio al posto di un mio compagno che era già stato precettato. Ho sofferto molto, perchè sono andato via dal mio Paese da solo, l'obiettivo era aiutare la mia famiglia, molto povera. Sono partito da sottoterra, non ho vergogna a dirlo".