padovasport editoriale Alessandra Bianchi, il rigore che porta all’isolamento: siamo al capolinea?

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Alessandra Bianchi, il rigore che porta all’isolamento: siamo al capolinea?

Stefano Viafora
Stefano Viafora Direttore responsabile 
La manager comasca non sta vivendo il suo momento migliore di questi otto anni padovani, il suo futuro come AD (con l'addio di Oughourlian) è in dubbio

Fine anno, tempo di bilanci. Anche riguardo l'Ad biancoscudata Alessandra Bianchi, arrivata probabilmente agli sgoccioli della sua esperienza padovana. Praticamente fin dal suo insediamento questa testata ha sostenuto la manager lombarda. Non per partito preso, ma perché il suo profilo sembrava perfettamente coerente con una fase storica delicata del Calcio Padova: rigore nei conti, disciplina gestionale, freddezza nelle scelte. In un calcio spesso dominato dall’improvvisazione, quella linea appariva quasi rassicurante.

Oggi, però, qualcosa si è incrinato. E non per una singola decisione, ma per un insieme di segnali che raccontano un cambio di atteggiamento, un irrigidimento progressivo che sembra aver portato l’amministratrice delegata a chiudersi in una gestione sempre più solitaria, distante dalla piazza e dalle sue componenti.

La notizia più recente è emblematica. Un club da sempre descritto come amministrato con ferreo rigore si ritrova improvvisamente col mercato bloccato dalla nuova commissione di controllo sui conti. Una sorpresa per molti, proprio perché il marchio di fabbrica dell’era Bianchi è sempre stato il controllo maniacale delle spese, il rispetto dei parametri, la prudenza estrema. Viene spontaneo chiedersi: com’è possibile che una struttura così “rigida” sia incappata in una stangata di questo tipo?

Alessandra Bianchi, rigore e aziendalismo spinti al massimo

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Il rigore, del resto, è stato applicato in ogni angolo della vita societaria. Sponsor senza parcheggi o benefit extra, nessuna concessione fuori schema. Calciatori chiamati a pagarsi persino il maglione di Natale. La controversa gestione dei premi promozione dello scorso anno, con differenze di trattamento che hanno alimentato malumori. Tutto sempre in nome di una linea: inflessibile, coerente, aziendalista. Una linea che la stessa Bianchi ha rivendicato senza ambiguità:

«Ci ho messo tanto impegno. E soprattutto gli interessi dell’azienda davanti a tutto, a costo di essere antipatica».

Una frase che oggi suona quasi come un manifesto. Il problema è che, col tempo, quell’“antipatia” dichiarata si è trasformata in inimicizia diffusa. La Bianchi è riuscita in un’impresa non banale: alienarsi praticamente tutte (o quasi) le componenti della piazza, dal tifo organizzato a pezzi dell’imprenditoria locale, fino ad arrivare ai rapporti deteriorati con le amministrazioni comunali di Teolo e Noventa Padovana. Un isolamento progressivo che pesa, soprattutto in una realtà come Padova, dove il club non è solo un’azienda ma un patrimonio collettivo.

Alessandra Bianchi, il marito detiene il 51% della Padova Football Academy

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Nel frattempo, lo scenario attorno a lei è cambiato. L’addio di Oughourlian ha aperto una fase nuova e inevitabilmente pone una domanda che fino a poco tempo fa sembrava tabù: il tempo di Alessandra Bianchi a Padova è vicino alla scadenza? Forse è anche questa prospettiva a spiegare un atteggiamento più rigido, più difensivo, meno incline al dialogo. Nonostante le difficoltà dei rapporti con l’ambiente e le sfide della gestione, Bianchi gradirebbe rimanere a Padova, città dove si trova bene, tanto che anche il marito (comasco come lei), Lorenzo Tombolato - manager finanziario con lunga esperienza in istituzioni italiane e internazionali - ha deciso di aprire un’attività in città, oltre a possedere il 51% (dal 2019) della Padova Football Academy.

Il curriculum non è mai stato in discussione. 51 anni, Laureata in Economia Aziendale alla Bocconi con 110 e lode, esperienze in Amber Capital, Capital For Progress, Bs Investimenti, Interbanca, fino al consiglio di amministrazione di una società quotata come Italia Exhibition Group. Una carriera di alto livello, iniziata ben prima dell’approdo al Calcio Padova nel dicembre 2017, dove ha ricoperto anche il ruolo di presidente.

Proprio per questo, oggi il giudizio sulla sua gestione non può limitarsi ai numeri. Nel calcio – e in una piazza come Padova – il rigore economico resta fondamentale, ma deve convivere con la capacità di tenere insieme rapporti, sensibilità e territorio. Quando questo equilibrio si spezza, il rischio è che anche una gestione considerata solida finisca per trovarsi isolata. Una sensazione che attraversa l’ambiente e che racconta meglio di qualsiasi comunicato (che tutti comunque a Padova continuano ad aspettare...) il momento delicato che sta vivendo l’era Bianchi a Padova.