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Cittadella, la crescita continua. Ma per il lieto fine manca ancora qualcosa

Quella del Cittadella è una crescita continua, quest’anno abbiamo assistito a un ulteriore passo avanti, a un processo di maturazione che non si ferma stagione dopo stagione, anche con protagonisti diversi in campo. É una crescita anche di...

Stefano Viafora

Quella del Cittadella è una crescita continua, quest'anno abbiamo assistito a un ulteriore passo avanti, a un processo di maturazione che non si ferma stagione dopo stagione, anche con protagonisti diversi in campo. É una crescita anche di pubblico, il colpo d'occhio dei quasi 3000 cuori granata nello spicchio a loro riservato ieri sera al Bentegodi ne è la prova, di interesse generale nei confronti di squadra e territorio. In Italia ormai Cittadella è prima di tutto la squadra di calcio, poi un paese. Anche la società ne esce rinforzata, è un modello positivo a cui molti dovrebbero ispirarsi (sarebbe stato interessante valutarne la sostenibilità anche nella massima serie, in mezzo ai giganti di calcio e imprenditoria italiani). Da questa finale, in ogni caso, il Cittadella non ne sarebbe mai uscito sconfitto. Poi c'è l'aspetto puramente sportivo: e qui la risposta alla domanda Cosa manca per il grande salto? è quella più ovvia. I risultati a cui ci ha abituato questa squadra fanno quasi dimenticare il pedigree dei suoi interpreti: il Cittadella ha perso per il semplice fatto che quasi sempre esperienza e tasso tecnico hanno la meglio nelle gare da dentro-fuori. La forza del collettivo granata, la solita splendida sfrontatezza sono venute meno sotto quel muro gialloblu, i vari Laribi, Di Carmine, Di Gaudio, Vitale, Henderson, trascinati dall'assordante incitamento della loro tifoseria, si sono ricordati di essere superiori, di avere alle spalle molta più esperienza, di aver giocato tante battaglie, di aver già vinto ad alti livelli. É così che i sogni di gloria dei Diaw, Parodi, Rizzo, Adorni e tanti altri che la serie A l'hanno vista solo in tv si sono sgretolati: il calcio regala favole impensabili, ma il più delle volte è molto lineare nelle sue dinamiche. Il più forte vince.

Verona in A, granata ancora in B. Ma non è finita qui. Il Cittadella ha la straordinaria capacità di rigenerarsi, di ritrovare stimoli e ripartire, stupendo ancora una volta di più. E siamo sicuri che sarà così anche nei prossimi anni, nella speranza, un giorno, che la favola abbia il lieto fine. Contro la cinica logica della legge del più forte.