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L’EDITORIALE/ Cittadella, manca un po’ di maturità. Anche in conferenza stampa…

Se il tema fosse “Eziologia di una rete subita al 96′ in undici contro nove, dopo aver creato una moltitudine di palle gol” il foglio sarebbe ancora bianco, a distanza di tre giorni. Perdere una partita che sarebbe stato già grave...

Stefano Viafora

Se il tema fosse "Eziologia di una rete subita al 96′ in undici contro nove, dopo aver creato una moltitudine di palle gol" il foglio sarebbe ancora bianco, a distanza di tre giorni. Perdere una partita che sarebbe stato già grave pareggiare, può lasciare strascichi pesanti, svuotarti per un po' da ogni stimolo positivo. Il Cittadella in questa settimana che porta alla delicata trasferta di Bari (venerdì sera) dovrà lavorare soprattutto sulla testa, per cancellare quell'orrore finale, con Cavion che si invola verso la porta di Alfonso felicemente incontrastato. Il risultato di un groviglio di errori, dall'ingenuità di Schenetti che poteva anche decidere di barattare il cartellino rosso al posto della sconfitta, dalla poca concretezza sotto porta dei giocatori granata nei minuti precedenti, fino alla poca convinzione di Venturato, un po' in ritardo nel decidere di azzannare in modo defnitivo una Cremonese ormai azzoppata. Gol del genere se ne vedono con il lumicino nel calcio, ma paradossalmente, la foga nel voler dimostrare che è impossibile perdere in 11 contro 9, alla fine... può far perdere davvero. Una vertigine che ti fa cadere nel precipizio. Tradotto in termini più commestibili, mancanza della giusta maturità richiesta in certe situazioni. E ci può stare, visto il pedigree di molti giocatori in campo, forse ancora un po' imberbi e con la cattiveria agonistica in via di formazione. Un po' di maturità manca anche all'allenatore Venturato, che a quanto pare giudica i complimenti "dovuti" e le critiche (che in realtà non ci sono ancora mai state) di troppo. Una banale richiesta di spiegazioni sulla gestione dei cambi (perchè dopo che si perde così, quantomeno, bisogna spiegare qualcosa in quei 10 minuti di conferenza stampa di routine), si è trasformata nella classica miccia che ha dato il via a uno sfogo che era nell'aria, trattenuto fino a quel momento solo a fatica. La rabbia e il nervosismo a caldo lo capiamo bene e lo accettiamo, basta che non sfoci in arroganza, che già si accetta a fatica dai grandi strateghi del calcio, molto molto meno da chi solo due anni fa era un allenatore bric-à-brac con pochi sussulti nel curriculum.