L'editoriale

Condizioni ambientali decisive, terribile arrivare in finale con uno stadio così

Condizioni ambientali decisive, terribile arrivare in finale con uno stadio così - immagine 1
Tra le due squadre c'è molta differenza tecnica. Ma questa finale si deciderà anche fuori dal campo, le condizioni ambientali saranno decisive

Stefano Viafora

Davanti alle telecamere di Sky, della Rai, agli obiettivi di tantissimi fotografi e operatori, agli occhi dei 14 mila presenti lo Stadio Euganeo si presentava così domenica scorsa (vedi foto). Impossibile escludere quell'obbrobrio dallo sguardo, anche concentrandosi sulle meravigliose coreografie dei tifosi presenti. Arrivare alla finalissima playoff con una scalinata vuota alle spalle di una delle due porte è stata un'enorme sconfitta per Padova città. Aldilà dei ragionamenti sull'estetica dell'impianto, che meriterebbero una discussione extra, sarebbe stato di fondamentale importanza avere più tifosi (tanti sono rimasti senza biglietto) e più vicini. Chissà se con un'atmosfera diversa, con più calore, con meno dispersione del tifo sarebbe finita nello stesso modo (magari quella decisione sul gol-non gol poteva essere diversa? Magari a Floriano sarebbero tremate le gambe su quell'azione davanti a un muro bianco e rosso di tifosi?). In pratica ci siamo presentati a una serata di gala con un vestito bucato, che hanno visto tutti.

Nessuno mi convincerà del contrario: questa finale si deciderà molto fuori dal campo, le condizioni ambientali saranno decisive (non per niente in queste settimane, Mirabelli, Bianchi, lo stesso Oddo hanno mandato messaggi più o meno espliciti per avere la curva pronta almeno per la finale). Il Palermo è inferiore al Padova (ripetiamocelo all'infinito), come squadra e come società. La capacità è paragonabile a quella del primo anno di Bonetto-Bergamin dopo la rinascita, è un club che ha saputo uscire subito dalla serie D (con la società Hera Hora di Dario Mirri) ma che non aveva minimamente idea di quanto avanti sarebbe potuto andare quest'anno. Si è spinta incredibilmente oltre, e tutto grazie alla capacità di Silvio Baldini di cambiare rotta, "innamorarsi del percorso" come ha detto. Mi ricorda molto il Cosenza di Braglia, squadra relativamente modesta (rispetto alle altre squadre che parteciparono a quei playoff) ma che scalò posizioni fino a vincere i playoff. Anche a livello tattico non c'è storia, il Padova avrebbe molte più soluzioni. La squadra di Baldini (che ha ricreato l'entusiasmo che aveva portato nella Carrarese nel 2019, sempre con i due pupilli Damiani e Valente, ma con un Brunori in stato di grazia in più rispetto all'attaccante che aveva in Toscana, Infantino) è lancio dei mediani per i due esterni veloci, verticalizzazioni feroci e tanto movimento in avanti. Ma tutto il resto non è confrontabile a esperienza, tecnica e qualità del Padova. Ecco perchè il vantaggio competitivo, il gap, è tutto nel contorno. E il Padova di fronte a un Barbera grondante di tifo rosanero (mettete tutta la popolazione di Belluno dentro allo stadio domenica e non farete ancora il sold-out), con i suoi problemi cronici a fare gol con le punte, tolto Chiricò quando è in giornata di grazia, farà terribilmente fatica a segnare. Dovrà vincere con due gol di scarto, oppure con uno solo ma trascinandola poi sul piano dei nervi, andando oltre i 90'. Servirà un'impresa, a dipetto di quanto detto da Oddo, una vera impresa. E tutto questo anche perchè non siamo riusciti a farci trovare pronti come città.

 

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