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EDITORIALE | È ancora lunga, ma abbiamo messo un po’ di ansia alla prima rivale

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Altra partita vinta di strategia, tanti segnali che può essere diversa questa partenza rispetto agli anni scorsi
Stefano Viafora
Stefano Viafora Direttore responsabile 

Ha ragione Liguori, non è stato fatto ancora nulla. E la storia recente del Padova insegna a tenere i piedi ben saldi a terra, anche davanti a partenze così. Ma anche ieri abbiamo avuto la prova che questo gruppo è stato costruito per vincere (per qualità e profondità della rosa), se ancora qualcuno avesse dei dubbi. Messo nelle mani di un allenatore che riesce sempre a trovare l'antìdoto giusto all'avversario di turno. Pur con un primo tempo di maggior qualità da parte del Vicenza, ieri i biancoscudati hanno vinto prevalendo nella zona strategica: contro il centrocampo muscolare del Vicenza (schierati d'obbligo in realtà, viste le assenze, Della Latta-Zonta), sono emersi con prepotenza Crisetig e Fusi, che hanno superato in velocità di pensiero la coppia avversaria. Così come Liguori ha stravinto il confronto con il suo alter-ego Della Morte (bello a vedersi, ma davvero poco concreto all'Euganeo).

Vedersi infliggere la prima sconfitta dai grandi rivali sicuramente può mettere in ansia il Vicenza, che ora deve rincorrere ed è costretto a trovare in fretta continuità di risultati per recuperare i punti persi. Può aumentare anche la pressione ambientale, che comincia a sentirsi anche a quelle latitudini dopo tre campionati iniziati con l'etichetta di grande favorita. Del Padova invece stiamo iniziando a conoscere l'incredibile resistenza nei momenti complicati del match, la capacità di soffrire e riprendere il filo della partita, l'intercambiabilità degli interpreti. Tutto "quasi" perfetto: manca solo l'unità ambientale al di fuori del campo. Un peccato quasi mortale in un momento così.


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