editoriale

Fare calcio con pochi soldi e tante idee: il laboratorio Virtus Verona funziona

Fare calcio con pochi soldi e tante idee: il laboratorio Virtus Verona funziona

Ogni tanto è giusto fermarsi e applaudire chi riesce a fare le cose bene, in un momento piuttosto complicato sotto tanti punti di vista. Il riferimento è alla Virtus Verona, che sta attraversando un buon momento nel girone B della serie C. Fare...

Stefano Viafora

Ogni tanto è giusto fermarsi e applaudire chi riesce a fare le cose bene, in un momento piuttosto complicato sotto tanti punti di vista. Il riferimento è alla Virtus Verona, che sta attraversando un buon momento nel girone B della serie C. Fare calcio a Verona, dove Hellas e Chievo assorbono da anni risorse economiche e attenzioni della città, riuscendo a dare una marcata identità societaria (quindi totalmente indipendente dalle altre due società) al proprio club è un'autentica impresa, che però sta riuscendo bene al patron tuttofare Gigi Fresco. Le idee sono ben chiare, come la progettualità che sta alla base: lo aveva detto sommessamente quest'estate, Gigi Fresco, proprio ai nostri microfoni (leggi qui): l'obiettivo è quello, passo dopo passo, di arrivare in B.

L'ingrediente principale alla base del successo della Virtus è lo stesso presente da anni nel Cittadella: mettere i giocatori nelle migliori condizioni di esprimersi, creando un legame forte con la società e facendo sentire "a casa" ogni componente del gruppo. Poi c'è la pazienza, quella che serve per perdonare eventuali errori e per rimettere in sesto giocatori scartati troppo velocemente da altre società (emblematico il caso Daffara), oppure giocatori sul viale del tramonto calcistico (Cazzola, Bentivoglio, Arma...), oppure ancora giocatori che hanno fatto bene al piano di sotto (vedi Pittarello, esploso l'anno scorso con la Luparense). Tutto molto simile alla filosofia cittadellese. Il risultato di questo lavoro extra-campo, del dialogo con i giocatori del saper motivare la testa, si ripercuote in campo.

Non c’è quindi da stupirsi a vedere Arma che torna per trenta metri a chiudere le fasce, o Danti che esce palla al piede dalla difesa rubando il lavoro a Visentin. O ancora Cazzola, che dopo 95 minuti di battaglia allunga ancora la falcata a chiudere praterie: testa a testa con ragazzini di dieci anni più giovani. Dalla difesa parte spesso la costruzione del gioco. Pellacani lo faceva già, con i suoi piedi da regista. Con il Legnago, nel derby vinto nell'ultimo match di campionati, ci si sono messi sistematicamente anche Visentin e Mazzolo. Daffara fa già tutto, sembra che in campo a vol-e ci sia anche un suo gemello, come ha scritto oggi L'Arena.

Probabilmente la serie B aspetterà un po', ma l'esperimento di Gigi Fresco si può dire riuscito. È replicabile? In realtà simili sì, in grandi piazze no. Ma è un modo per fare calcio con idee e passione e con limitate risorse economiche a disposizione. Anche in una città come Verona, già "occupata" da due giganti come Hellas e Chievo.

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