editoriale

Il caso Coralli e gli arbitri oggi

Direttore di PadovaSport

Redazione PadovaSport.TV

Sono sempre stato convinto che il potere, in tutte le sue declinazioni e sfaccettature, dia alla testa. Spesso, chi non possiede la giusta dose di intelligenza, comincia a sragionare: dal politico, al manager, dall'arbitro di calcio al moderatore di un forum on-line, dal presidente di un club al capoufficio. L'arbitro, come sottende l'etimologia latina del termine, dovrebbe avere giudizio e invece credo che la figura della "giacchetta nera" (come dicevano i cronisti in bianco e nero), evolvendosi nella sua complessità, abbia perso molto del lato umano. Magari gli arbitri oggi sono più atletici e più prestanti rispetto ad anni fa, devono saper gestire pressioni enormi, ma sono anche spesso più arroganti. Ora l'arbitro assomiglia sempre di più al calciatore, spesso si pone sullo stesso livello, sia verbale che comportamentale: il caso Coralli è l'ennesima prova. Premesso che protestare non serve a niente e che solo nel calcio i nomi degli arbitri sono conosciuti (perchè vengono sempre tirati in ballo), non è tollerabile sentire dal direttore di gara frasi provocatorie del tipo: "Tanto retrocedete perchè siete dei falliti", oppure insulti più o meno espliciti a parenti e familiari, bestemmie e quant'altro (che a parti invertite sarebbero punite con maxi squalifiche). Chi cerca la reazione del giocatore a tutti i costi, provocando in modo subdolo con la consapevolezza di essere un intoccabile (in fondo, a parte i giocatori, chi sente cosa dicono gli arbitri?) non ha alcuna autorevolezza e, anzi, ha completamente sbagliato mestiere.