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Padova, serve uno scatto d’orgoglio: la salvezza è troppo importante

Il tempo scorre, le giornate alla fine diminuiscono e il Padova è inchiodato a quel maledetto ultimo posto. Mette i brividi pensare di tornare in quel pantano di categoria che è la C. Si combatte contro la sfortuna, i portieri aiutati dal vento...

Stefano Viafora

Il tempo scorre, le giornate alla fine diminuiscono e il Padova è inchiodato a quel maledetto ultimo posto. Mette i brividi pensare di tornare in quel pantano di categoria che è la C. Si combatte contro la sfortuna, i portieri aiutati dal vento (vedi dichiarazioni di Fiorillo), arbitri con i cognomi francesi e la faccia cattiva (con lo stesso metro di giudizio con cui è stato assegnato il rigore al Pescara, andava sicuramente punito il mani in area di Crecco). Ma ci sono anche gli errori individuali, il poco carattere, un allenatore che ancora non ha trovato la quadra e continua a fare esperimenti alla 25esima di campionato. Ieri era difficile decidere con chi prendersela (oltre che con l'arbitro): con Bisoli e il 3-4-2-1 con Baraye decentrato quasi a fare l'esterno (altro cambio, ma risultati zero), con la difesa che si fa trovare impreparata sull'azione del 2-0, con l'atteggiamento del secondo tempo dove il solo Cappelletti ha davvero impensierito il Pescara e dove non si è vista certo la rabbia di voler rimontare per strappare almeno un altro punto. Troppo poco, troppo poco per salvarsi. Se si fa il pareggino in casa con le squadre abbordabili e si perde fuori con quelle più quotate finiamo dritti nell'abisso.

E' bene fare alcune riflessioni a 13 giornate dalla fine e 12 partite da giocare considerando il turno di riposo. Il tempo è sempre meno e i punti per salvarsi sono aumentati ancora. Significa che in questo mini-campionato che ci aspetta bisognerà inanellare tante vittorie, come se fossimo una squadra di vertice. Ha senso dunque continuare con la filosofia della formichina e del "prima di tutto il pareggio"? Che si traduce in un modulo non troppo offensivo, perchè la difesa a 3 (o a 5, dipende come la si guarda) non può essere mai visto come un modulo d'attacco. Bisoli non ha mai preso in considerazione il 4-4-2, pur avendo oggi esterni in grado di farlo (come i nuovi Baraye e Barisic). Ha sicuramente le sue ragioni conoscendo meglio di tutti il materiale a disposizione. Significherebbe poi cambiare ancora una volta il modulo. Ma a un certo punto, se la situazione rimane quella attuale, forse è il caso di cominciare a pensare a qualcosa di diverso, a un tutto per tutto per salvare la categoria, anche a costo di osare molto di più. Va bene le attenuanti, ma dobbiamo lottare fino alla fine con tutte le armi a disposizione per rimanere in serie B. E soprattutto, cari Pulzetti e compagni, metteteci un po' più di cattiveria, sentitela anche vostra questa causa, fate di più.

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