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Dilettanti, con l’abolizione del vincolo sportivo moriranno molti vivai. Rivoluzione in atto?

Il Ministro dello sport Spadafora

Il condizionale è d’obbligo, ma uno dei decreti del ministro Spadafora, se approvato, sancirà la progressiva cancellazione del “vincolo del cartellino” (entrerebbe in vigore dal 1 luglio 2022). Il vincolo sportivo ricordiamo è il legame...

Redazione PadovaSport.TV

Il condizionale è d’obbligo, ma uno dei decreti del ministro Spadafora, se approvato, sancirà la progressiva cancellazione del “vincolo del cartellino” (entrerebbe in vigore dal 1 luglio 2022). Il vincolo sportivo ricordiamo è il legame che si instaura tra un atleta dilettante ed una società a fronte del relativo tesseramento. In ambito professionistico, il vincolo fu abolito nel 1981. Tra i dilettanti invece, ancora oggi, il vincolo di tesseramento tra società detentrice del cartellino e calciatore, dura dal compimento dei 16 anni (o anche 14) fino al compimento dei 25 anni. Per essere “libero” di cambiare squadra al 30 giugno di ogni anno, il rimedio è rappresentato dalla sottoscrizione, all’atto di ogni tesseramento, dello “svincolo per accordo” tra il calciatore e la società (il famoso art. 108 noif). In sostanza, sinora, in questo lasso di tempo, se il calciatore avesse intenzione di cambiare società, lo può fare solo con il consenso della società di appartenenza. Varcata la fatidica soglia dei 25 anni, invece, il calciatore può chiedere autonomamente alla Federazione di essere svincolato d’ufficio ogni anno (art. 32bis noif).

Rivoluzione copernicana

Da qualunque punto di vista la si guardi, l'approvazione della normativa rappresenterebbe una rivoluzione copernicana e una svolta totale per il mondo sportivo dilettantistico. Perché se da un lato, con l'avvento della nuova regolamentazione, sono annunciati degli indubbi sgravi fiscali per i club non professionistici, dall'altro il mutamento è certamente destabilizzante. Sì poiché le società dovranno entrare nell'ordine di idee di dover ri nunciare ai migliori prodotti allevati per anni nel loro vivaio, senza magari poterli lanciare in prima squadra e – aspetto più gravoso – non potendo patrimonializzare una loro cessione. Il risultato è che d'ora in poi nessuna realtà investirà risorse importanti sulle nuove leve sapendo che poi a fine stagione i ragazzi saranno liberi di accasarsi ovunque in quanto decadrà automaticamente il loro tesseramento.

Il vicepresidente della Figc Veneta, Patrick Pitton, intervistato dal Giornale di Vicenza, è esterrefatto: «Qualora passasse la legge – ammette sconsolato – non avremo più atleti, bensì mercenari anche tra i Dilettanti, personaggi che cederebbero al miglior offerente. E sarebbe l'inizio della fine. Non solo: con simili presupposti a stretto giro di posta tantissime società arriverebbero a chiudere i battenti. Gli sgravi fiscali? Certo, ci sarebbero, ma non basterebbero a riparare i danni che una norma del genere provocherebbe. Come federazione stiamo facendo il possibile per evitare che questo decreto vada in porto, l'altra sera mi sono confrontato anche col presidente Ruzza – continua Pitton – c'è grande consapevolezza della delicatezza di questo frangente e ci batteremo fino a lunedì in ogni maniera».

Aumenteranno le rette a discapito delle famiglie?

In secondo luogo il varo del decreto colpirà di riflesso anche le famiglie. Perché a quel punto non potendo contare sugli introiti assicurati dalla cessione a sodalizi Pro dei propri giovani e contestualmente su minori incassi garantiti dai relativi premi di valorizzazione, i club potranno formalmente campare solo grazie alle rette versate a inizio anno dai genitori. E naturalmente, a fronte di ciò, le tariffe certamente subiranno mediamente dei consistenti ritocchi verso l'alto. Una situazione complicata che tuttavia potrebbe comportare sul medio periodo la totale sparizione dei settori giovanili di tante squadre che svolgono un'indispensabile e imprescindibile funzione sociale sul territorio.