Il tradimento

Perchè Roberto Mancini è stato doppiamente ingrato con l’Italia

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Tra la fine degli anni '90 e gli inizi 2000 l'ex Ct azzurro fu destinatario di alcune clamorose "benevolenze" da parte della Federazione, quella stessa tradita in questi giorni
Stefano Viafora
Stefano Viafora Direttore responsabile 

Roberto Mancini in Arabia, ne dobbiamo parlare anche su queste pagine, per forza. L'ex ct azzurro ha firmato il contratto con la federazione araba e percepirà un ingaggio di 50 milioni in due anni e mezzo più eventuali bonus (ieri c'è stata la presentazione, l'esordio in campo è previsto invece per l'8 settembre a Newcastle, contro il Costa Rica). La notizia del suo addio all'Italia con contestuale approdo in Arabia ha ovviamente aperto un fitto dibattito sotto l'ombrellone (visto il periodo). Lasci il Milan, lasci la Roma, lasci la Juventus per seguire i soldi, fai rimanere male una tifoseria. Lasci l'incarico di Ct (o meglio, abbandoni la barca, vista lo stato di salute degli Azzurri di oggi), perdi la faccia nei confronti della Nazione. Perdi, in un attimo, quell'aura di allenatore brillante, di uomo di sport di successo. Cancellato tutto, per una scelta sostanzialmente gretta. Non è moralismo, è l'essenza di quel ruolo che ti dovrebbe imporre di non giocare a rincorrere i milioni (che pure, prima da giocatore e poi da allenatore, Mancini ha già messo abbondantemente in saccoccia). Vero, non c'è un limite quando si parla di denaro. Se fai impresa o se lavori nell'alta finanza, il make money è un imperativo. Ma se guidi la Nazionale di Calcio, dovresti farti guidare anche da altri princìpi. Se non altro, nello specifico, cerchi di riscattare in tutti i modi l'ultima figuraccia (il Mondiale dal divano).

Roberto Mancini e gli inizi da allenatore agevolati proprio dalla Federazione

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Ma non c'è solo l'ingratitudine verso il popolo italiano appassionato di pallone. C'è anche l'ingratitudine verso la Federazione. Mancini ha cominciato la sua carriera grazie alla FIGC. È stato destinatario, di fatto, di una serie di benevolenze che gli hanno permesso di avviare la sua carriera da allenatore. Quella stessa FIGC a cui ha sbattuto la porta in faccia, gli aveva permesso di esordire nel nuovo ruolo, dopo aver smesso di giocare, con deroghe che ebbero al tempo tutto l'aspetto di essere ad personam (il perchè poi sarebbe da approfondire). E fecero infuriare tantissimi allenatori e uomini di calcio. Anno 2000/01, Mancini fa il vice Eriksson dopo aver appeso le scarpette al chiodo, la stagione si interrompe con l'esonero di Eriksson e Mancini che decide di tornare a fare il calciatore nel Leicester. A febbraio 2001 però arriva la chiamata della Fiorentina e, nonostante il regolamento, a Mancini viene consentito di fare il primo allenatore dei Viola (nonostante l'inizio di stagione alla Lazio come secondo). Mario Valitutti, presidente del Settore tecnico, non ha dubbi e dichiara: «Le norme attuali non consentono assolutamente di effettuare due tesseramenti nella stessa stagione e Mancini è già stato tesserato per la Lazio. Non è possibile neppure fare una deroga». Sono due gli articoli a frenare lo sbarco di Mancini sulla panchina viola: l’art. 38 delle Norme organizzative interne della FIGC – «Nel corso della stessa stagione sportiva i tecnici, salvo diversa ipotesi prevista dall’accordo collettivo con l’Associazione di categoria, non possono tesserarsi o svolgere alcuna attività per più di una società» – e il comma 1 dell’art. 35 del regolamento del Settore tecnico: «I tecnici, nel corso della medesima stagione sportiva, non possono tesserarsi né svolgere attività per più di una società, neppure con mansioni diverse, fatta eccezione per eventuali ipotesi previste dall’Accordo collettivo con gli Allenatori Professionisti». Sandreani tuona: «Potrei dire che ingiustizia è fatta. Quando ero a Padova, con il patentino di seconda categoria in attesa di prendere quello di prima, mi sono state date tredici settimane di squalifica per aver allenato». Mazzone sulle stesse frequenze: «Non dimentichiamo che ci sono colleghi, con tanto di patentino, che sono a casa ad aspettare una chiamata». E così tanti altri colleghi allenatori. Fu quello un autentico regalo a Mancini e, non tutti sanno forse, non l'unico. Qualche anno prima, 1998, la FIGC gli confeziona una norma per cui Mancini riesce a fare il calciatore-dirigente della Lazio. Vengono anche qui modificate le NOIF, articolo 21 comma 4, con l'eliminazione di una virgola che cambia del tutto il senso (i dirigenti delle società non possono essere tesserati quali calciatori o tecnici - virgola, poi eliminata - né assumere la qualifica di dirigente o di collaboratore di altra società associata nella stessa Lega o che svolga attività nel Settore Giovanile e Scolastico). E così Mancini potè svolgere, per alcune settimane di mercato, il doppio ruolo: testarsi come manager e continuare a giocare, per poi decidere di seguire un'altra carriera (quella ben nota dell'allenatore). Due regali della FIGC a Mancini.


Mancini, torniamo a oggi, ha scelto l'Arabia Saudita per i soldi. "Non c’è somma che valga la fiducia di milioni di italiani" scrive oggi Stefano Barigelli in un duro editoriale sulla Gazzetta dello Sport. Oltretutto quella video presentazione impacchettata e uscita dopo l'annuncio dà l'idea di una liaison in atto da tempo che rende esteticamente ancora più antipatica tutta la vicenda. Un video così, d'altra parte, non si confeziona certo in un paio di giorni, come ben sa chi è del mestiere.

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