- Padova&dintorni
- Calcio Triveneto
- Editoriale
- Redazione
pddintorni
Il Castel di Sangro dell'allora presidente Gabriele Gravina coinvolto in una combine per mandare il Bari in serie A? È quanto emerge dalla puntata di domenica 18 febbraio di Non è l'arena, condotta da Massimo Giletti su La7. Al centro delle discussioni in studio c'è la partita Bari-Castel di Sangro del 15 giugno 1997, ultima giornata di campionato, che consegnò ai pugliesi la promozione in serie A. Chi faceva parte della famiglia del Castel di Sangro, è l'attuale presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina. Ecco le sue parole a RMC Sport: "Quell’anno sbagliai ad allestire la squadra; anche perchè prendemmo un americano, che era stato già a Padova. E proprio lui quando parlò di questa pseudocombine, anni fa, fu denunciato da parte mia, da parte del resto della squadra e dello staff tecnico, e condannato per diffamazione e calunnia. Si parlò di premi salvezza, ma queste sono cose scollegate e inesatte. E’ tutto documentato, anche le varie minacce nei miei confronti. Avrei preferito che Albieri, parlasse di questo “fatto” subito e non anni dopo. Pensate, io quella settimana, non ero mai entrato nello spogliatoio. Ero impegnato per questioni personali e quindi non ero lì. Che senso ha parlare di questa cosa, a distanza di 21 anni? Secondo me è una cosa fatta ad hoc nei miei confronti. Noi non siamo mafiosi. Luca Albieri ha voluto mettersi in mostra ieri sera; nel frattempo è già partita una querela nei suoi confronti. La chiarezza si farà nelle aule del tribunale. Il Castel di Sangro era un modello, non permetterò mai a nessuno di infangare quel magnifico sogno. Io vado avanti per la mia strada, ho le spalle larghe. Questa cosa era stata preparata a tavolino, casualmente proprio prima delle elezioni federali".
© RIPRODUZIONE RISERVATA