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Calgary Club “Lello Scagnellato”, il Biancoscudo incuriosisce il Canada. Intervista al fondatore

Pininato (in maglia rossa) assieme ai colleghi d'ufficio

La notizia risale allo scorso dicembre, nel bel mezzo del frenetico campionato del Padova, ed è a suo modo storica: la fondazione di un club di tifosi biancoscudati in Canada, a Calgary. Non è la prima volta che la passione per la squadra della...

Alessandro Vinci

La notizia risale allo scorso dicembre, nel bel mezzo del frenetico campionato del Padova, ed è a suo modo storica: la fondazione di un club di tifosi biancoscudati in Canada, a Calgary. Non è la prima volta che la passione per la squadra della nostra città travalica i confini nazionali, ma mai si era spinta così lontano, addirittura oltreoceano.

Il sodalizio è regolarmente affiliato all’A.I.C.B. ed è intitolato all’indimenticato “Lello” Scagnellato, capitano dei mitici panzer di Nereo Rocco. Lo presiede Andrea Pipinato, un padovano doc che da cinque anni vive nel Paese degli aceri per motivi di lavoro.

Lui al Biancoscudo deve davvero molto, come ci racconta telefonicamente. «Altroché! In un certo senso posso infatti affermare di essere venuto al mondo grazie al Calcio Padova. Questo perché i miei genitori si sono conosciuti sugli spalti dell’Appiani, siccome entrambi i miei nonni erano grandi tifosi. La mia passione per questi colori ha dunque radici profonde e portarla avanti significa per me proprio questo: seguire le vicende della squadra ma allo stesso tempo ricordare le origini, rimanere ancorato a una delle tradizioni della mia famiglia. Vivendo all’estero, è un bisogno che avverto».

Lei al Padova è legato sin da quando era bambino.

«Certo, andavo sempre all’Appiani con mio padre, settore Distinti. Ricordo però che dovevo portare con me uno sgabellino perché altrimenti, dato che ero piccolo, non sarei riuscito a vedere nulla. Una volta cresciuto, poi, mi sono spostato in Curva Nord con gli amici. In Serie A ero abbonato ma ho sofferto non poco l’impatto con l’Euganeo. Infine, mi sono trasferito all’estero nel 2004».

Come le è venuta l’idea di fondare un club?

«Il mio lavoro (ingegnere civile ndr) mi ha sempre condotto lontano da casa. A Londra mi sono appassionato al Milwall, mentre qui in Canada ho conosciuto Matteo, un ragazzo padovano che come me ha il cuore biancoscudato. Così abbiamo iniziato a guardare insieme le partite in streaming dalla pizzeria in cui lavora. Ora lui è il vicepresidente del club e la pizzeria è diventata la nostra sede. Infatti abbiamo notato che le partite destavano l’interesse anche di alcuni autoctoni che si sedevano incuriositi al nostro tavolo, dunque abbiamo voluto formalizzare il tutto affiliandoci all’AICB. Nel frattempo ho fatto un po’ di proselitismo anche in ufficio con tanto di magliette, sciarpe e bandiere e ho anche organizzato alcune cene. Il fatto curioso è che qui, visto il fuso orario, il Padova gioca solitamente di mattina. Lo guardiamo a colazione. In totale il nostro club conta una ventina di simpatizzanti, equamente divisi tra Canada e Padova».

A cosa è dovuta la dedica a Scagnellato?

«A dir la verità inizialmente avevo pensato di intitolare il club ad Alexi Lalas, ma ormai sono abbastanza vecchio da non aver più bisogno di apparire “cool”. Quando i miei nonni mi raccontavano di Scagnellato lo dipingevano come un supereroe, attribuendogli un’aura d’invincibilità. Era il loro Iron Man. E poi mi piaceva la sua autenticità d’altri tempi, recordman di presenze in biancoscudato ma senza gol: nessuna commistione col calcio moderno. La difesa come trincea, il gioco dei guerrieri… Ecco: se Facchetti fu l’anello di congiunzione tra il difensore “old style” e quello moderno, Scagnellato è un calciante storico fiorentino prestato al football».

Immaginiamo comunque che il Padova non sia molto conosciuto a quelle latitudini…

«Eh no, perché non è una “big”. In giro per il mondo si trovano al massimo club di Juventus, Inter o Milan. Qui comunque lo sport principale è l’hockey, tuttavia il soccer sta ultimamente aumentando la propria popolarità grazie alla recente candidatura congiunta di Stati Uniti, Canada e Messico per ospitare i Mondiali 2026».