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Coppa Italia, il Pordenone spaventa l’Inter: neroazzurri avanti solo ai rigori

Foto: Quotidiano.net

Mauro Lovisa, il re della barbatelle di Rauscedo e presidente del Pordenone, lo aveva garantito: «Non veniamo a San Siro in gita, noi giochiamo bene». Dopo 10 minuti del secondo tempo, dal secondo anello blu, solitamente occupato dai tifosi del...

Redazione PadovaSport.TV

Mauro Lovisa, il re della barbatelle di Rauscedo e presidente del Pordenone, lo aveva garantito: «Non veniamo a San Siro in gita, noi giochiamo bene». Dopo 10 minuti del secondo tempo, dal secondo anello blu, solitamente occupato dai tifosi del Milan e occasionalmente riempito da più di 4 mila fan conquistati dall’irresistibile passione rimarrà, si è levato un coro: «C’è solo il Pordenone». Non verissimo, ma vero. Un palo di Magnaghi, da 31 minuti con intervento di Padelli, bravo a dominare area e porta, ha dato la grande illusione, un Maza scatenato frenato solo dalla deviazione in angolo di Gagliardini, un Berrettoni indomabile, un centrocampo mobile, hanno sempre fatto capire che per l’Inter non era così facile. Anzi. Il Pordenone ha giocato alla pari con l’Inter con un gruppo di ragazzi attenti, concentrati, rapidi nel giocare la palla, spesso di prima. Come se l’abissale differenza non si sentisse. E quando i grigi di Spalletti si affacciavano minacciosi sbagliavano o trovavano le braccia e le gambe di Simone Perilli, bravo a sbarrare la strada ai campioni.

La squadra di Leonardo Colucci, che tanta era l’adrenalina che non ha messo neppure un cappotto sopra l’abito e si è pure infastidito un paio di volte con gli assistenti di Sacchi che non tutelavano i suoi, non ha mollato di un centimetro. Neppure quando il preoccupato Spalletti ha inserito l’artiglieria pesante: prima Brozovic, poi Perisic, quindi addirittura Icardi a 10’ dalla fine. «Dobbiamo alzare e aumentare il ritmo e sbagliare meno», il mantra della punta Simone Magnaghi, che ha fatto ammattire Ranocchia, all’intervallo. I bianchi friulani hanno continuato a provarci spinti dal loro fantastico tifo, accompagnati dal tecnico che si è chiesto a cinque, inserendo l’esperto figlio d’arte De Agostini per lo stanco Maza quando ha visto palesarsi la figura di Maurito. «Costringere Spalletti a mettere quei tre è la nostra vittoria», dicevano i tifosi del Pordenone prima del supplementari«Una vittoria morale». Perché poi la fine di un sogno la decreta il rigore, il settimo, sbagliato da Giulio Parodi e parato da Padelli. (Da La Gazzetta dello Sport)

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