La sentenza

Da possibile allenatore della Primavera della Triestina al carcere: la vicenda di Miccoli

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La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ex calciatore del Palermo, confermando la sentenza decisa nel gennaio 2020 dalla Corte di Appello.

Redazione PadovaSport.TV

Diventa definitiva la condanna di Fabrizio Miccoli, l'ex capitano del Palermo che, come ha stabilito la seconda sezione della Cassazione, dovrà scontare la condanna a tre anni e sei mesi: secondo la giustizia, Miccoli commissionò un'estorsione aggravata dal metodo mafioso a Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa Antonino "u scintilluni", già condannato a sua volta in via definitiva a 7 anni di carcere. Accolta dunque la richiesta del sostituto procuratore generale della Suprema Corte, Fulvio Baldi, di rigettare il ricorso di Miccoli. Non esiste soluzione alternativa alla prigione: a causa dell'aggravante non vengono concesse misure alternative.

In alcune intercettazioni telefoniche raccolte durante l’inchiesta, Miccoli e Lauricella in auto rivolgevano frasi ingiuriose nei confronti del magistrato Giovanni Falcone. “Quel fango di Falcone, quel fango di Falcone. Non un singolo episodio legato al magistrato assassinato da Cosa Nostra nella strage di Capaci. In un’altra occasione i due furono intercettati mentre davano appuntamento ad un amico con queste parole: “Ci vediamo davanti all’albero di quel fango di Falcone”. Miccoli poi si scusò pubblicamente per quelle parole. Miccoli in estate era stato arruolato dalla Triestina nel ruolo di allenatore della Primavera, avventura durata otto giorni, dopo le dimissioni dello stesso Miccoli.

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