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EDITORIALE | Il nuovo scandalo-scommesse ha radici profonde. Giovane oggi significa vulnerabile

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Sono profili perfetti per finire nel tritacarne. Non tutti hanno gli strumenti per tenere la barra dritta, qualcuno deraglia
Stefano Viafora
Stefano Viafora Direttore responsabile 

Ancora calcioscommesse. Siamo di fronte a una bolla che si allargherà ancora, esploderà del tutto e poi svanirà nel nulla. Come è sempre stato, come è natura degli scandali del calcio. Alla fine l'attualità, il procedere incessante delle sfide, dei risultati, avrà la meglio e ce ne dimenticheremo. Ma il problema esiste, sfiora con numeri enormi la serie A, che è la punta dell'iceberg solo perchè più controllata, fino a crescere a dismisura scendendo di categoria, lontano dai riflettori. Ma perchè succede e perchè oggi sono i giovani a essere coinvolti più che, magari, qualche giocatore al tramonto della carriera voglioso di mettersi in tasca gli ultimi soldi? Qui non è luogo per fare trattati sociologici, ma vorrei accennare l'argomento parlando degli aspetti più evidenti, di cui tutti in qualche modo possiamo avere riscontro.

Molti hanno scomodato la ludopatia in generale come male della società, ma in realtà qui parliamo di un problema specifico, ben circoscritto al calcio, che per sua natura (per il movimento che è e per i numeri che muove in Italia) crea profili perfetti, vittime designate. In passato i giocatori di alto livello durante i ritiri giocavano a carte scommettendo denaro e poi finiva lì. Oggi ci sono porte aperte sul mondo con il web. Hanno tempo libero, grandi disponibilità di denaro, spirito di competitività e agonismo ma soprattutto sono senza basi culturali. Un dettaglio che spesso viene minimizzato. La cultura non è solo sapere e conoscenza, serve ad acquisire e salvaguardare uno spirito critico, a interpretare una realtà che è sempre complessa. È il contrario di vivere di frasi fatte, ripetute alla nausea (come quelle che si usano nelle interviste calcistiche, tanto per capirci), magari davanti a sessioni di playstation in loop. Dicevamo, sono giovani soli e incapaci di difendersi, che vengono avvicinati da squali, gente senza scrupoli. Sono vittime, schiacciate da un sistema che li prende da giovani li catapulta in avanti di anni rispetto ai coetanei. Non tutti hanno gli strumenti per tenere la barra dritta, qualcuno deraglia. Non bastano, questo è evidente, le lezioncine dell'AIC una volta all'anno in spogliatoio. C'è una soluzione? Solo ipotetica, ma irrealizzabile probabilmente. Più vigilanza delle società di calcio di appartenenza, della famiglia, delle istituzioni. Ne riparleremo probabilmente al prossimo scandalo, che ciclicamente investe questo sport.


 

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