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L’invasione a ritmo di musica, l’intervento in ritardo e le sanzioni (che danneggiano anche il Padova)

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Ecco cosa può succedere al Catania dopo i fatti del match all'Euganeo
Stefano Viafora
Stefano Viafora Direttore responsabile 

Stadio, terra di nessuno. Come a cavallo tra gli anni '80 e '90. Ieri sera l'Euganeo sembrava una zona franca, dove un gruppetto di tifosi catanesi ha potuto scorrazzare quasi indisturbato (guarda le immagini): "evaso" dalla curva nord (dopo aver minacciato lo steward che presidiava l'uscita), ha cercato lo scontro con la tifoseria avversaria, quella padovana (colpevole di essere gemellata con gli odiati cugini palermitani), lanciando pure torce, petardi e fumogeni verso un settore che ospita anche famiglie. Hai voglia poi a fare iniziative per portare bambini allo stadio se questa è la pubblicità. L'intervallo della partita si è trasformato in uno spettacolo surreale, reso ancora più beffardo dal ritmo incalzante della musica di sottofondo di Gigi D'Agostino. Alla fine tre tifosi sono stati fermati dalla polizia, un agente è stato invece stordito dall'esplosione di una bomba carta (ne sarebbero entrate ben 18 all'interno dello stadio. Ma i controlli?). Nel mezzo, imbarazzante siparietto del vice presidente catanese Vincenzo Grella che come un equilibrista ha pensato bene, ai microfoni della Rai, di non condannare in modo esplicito il fatto ("bisogna accertare le responsabilità") diceva, mentre dietro di lui venivano fermati e scortati fuori dallo stadio tre tifosi etnei. Ferma presa di posizione invece del club siciliano (abbiamo riportato qui il comunicato) e della Lega Pro ("Dispiace che una serata di festa e di correttezza sul campo sia stata rovinata, all’intervallo, dalle intemperanze di alcuni tifosi. Stigmatizziamo fortemente quanto accaduto. Grazie all’intervento delle forze dell’ordine sono stati scongiurati altri scontri” ha detto Marani).

Le sanzioni

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In queste ore si stanno cercando di identificare, con l’ausilio delle immagini di videosorveglianza, altri ultras rossazzurri che hanno preso parte a questa clamorosa azione di "guerriglia". Il rischio per la società etnea è di ricevere sanzioni importanti dalla giustizia sportiva, vedi una pesante ammenda o la disputa a porte chiuse della finale di ritorno di Coppa Italia, oppure una squalifica del campo, oltre ad una serie di divieti di trasferta ai propri sostenitori (come sempre, per pochi, pagano tutti). Paradossalmente le porte chiuse (che sono di fatto un segnale di resa da parte di chi dovrebbe garantire l'ordine) recherebbero un danno economico anche per il Padova: l'incasso della finale (sia andata che ritorno) è così ripartito, 40% alle due società e 20% alla Lega. Il Padova, per colpa di quel gruppetto di tifosi del Catania, potrebbe perdere questa importante fetta di incasso.


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