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Nuovo stadio, parla l’architetto: “Ha la struttura di un pallone schiacciato e c’è una citazione del celebre catenaccio”

L’architetto Davide Stolfi racconta il suo progetto per un impianto più piccolo. "Così - spiega - l’area vivrà sette giorni su sette. Lo stadio sarà il dodicesimo uomo". Leggi l'intervista de Il Mattino

Redazione PadovaSport.TV

«Lo stadio? Per ogni squadra è il dodicesimo uomo in campo. Questa è l’idea che sta dietro il mio progetto: ci sono 12 blocchi “incatenati” in un abbraccio. Tutti a dire: forza Padova». È stato chiamato dalla società a ipotizzare un disegno per un nuovo stadio. E Davide Stolfi non si è tirato indietro. Architetto originario di Potenza, già project manager nello studio di Massimiliano Fuksas, dal 2006 assieme a Defne Dilber ha aperto un suo studio. Aveva già rapporti di lavoro con la Sunglass di Giuseppe Bergamin. Per questo il presidente del Padova l’ha chiamato. Come è nato il suo progetto per un nuovo Euganeo? «Nell’estate scorsa sono stato contattato dal Calcio Padova per capire se c’erano i presupposti per sviluppare questo tipo di progetto. All’inizio noi pensavamo, anche come operazione politica, di fare una sistemazione dell’attuale Euganeo. Ma vedendolo ci siamo resi conto che sarebbe stato più oneroso». Essendo appunto un progetto privato c’è da mettere in conto la sostenibilità. «Stiamo cercando, anche con la società, di chiudere la quadra. Lavoriamo su di un piano regolatore vecchio di 20 anni Ci sono alcune funzioni che, a mio parere, andrebbero riviste. Lo abbiamo visto come un progetto di riqualificazione dell’intera zona, non solo dello stadio». Non è più tempo da gigantismo, come negli anni ’90. Oggi allo stadio vanno molti meno tifosi: ci avete pensato? «Vogliamo uno stadio bello, d’impatto ma contenuto. Pensi che l’intero nostro progetto sta all’interno del solo campo dell’Euganeo». E poi, per adesso, il Padova è una squadra di Lega Pro. «Abbiamo fatto valutazioni anche di tipo economico. Stiamo facendo uno stadio con un programma che seguirà un po’ la crescita della squadra. Anche perché poi l'investimento ritorna se la squadra cresce». Da qui anche la necessità di un centro commerciale? «In questo periodo di crisi la sostenibilità di un progetto del genere dipende anche dai metri quadri di commerciale. Ne sono previsti solo 25 mila lordi. La necessità di integrarli con lo stadio ci serve a liberare spazi per magazzini e altri servizi. Oltre che rendere uno stadio vivo sette giorni su sette». Nel suo progetto, almeno all’esterno, i negozi quasi non si notano. «Tranne un frontone i negozi stanno sotto la collina dello stadio, sfruttando la galleria. Una soluzione che ci aiuta anche nella separazione dei flussi dei tifosi che è richiesta dalle norme». Oggi l’Euganeo è una zona praticamente “morta” durante la settimana, come potrebbe cambiare? «Abbiamo pensato a uno spazio per le famiglie. Siamo molto ambientalisti e quindi abbiamo voluto anche un parco verde. Non sarà un club chiuso in se stesso, ma aperto alla città. Poi ci sono aspetti innovativi: il tele-riscaldamento piuttosto che tutto il necessario per la smart city. Il nostro compito di architetti è rendere migliori questi tempi». E il messaggio per i tifosi? «L’impianto ha la struttura di un pallone schiacciato. Ma è composto anche da 12 moduli che si incatenano: c’è una citazione del “catenaccio” ma anche lo spirito di abbracciarsi e spingere tutti dalla stessa parte, come fanno i veri tifosi»

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