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Reggiana-Piacenza violenta: “Poteva scapparci il morto”, secondo la Questura

“Poteva scapparci il morto“. Bastano poche parole, arrivate direttamente dalla Questura, per inquadrare al meglio il violento scontro di domenica sera. Bottigliate, aste, bombe carta e sassi, fino ai vecchi calci e pugni sono solo...

Redazione PadovaSport.TV

"Poteva scapparci il morto". Bastano poche parole, arrivate direttamente dalla Questura, per inquadrare al meglio il violento scontro di domenica sera. Bottigliate, aste, bombe carta e sassi, fino ai vecchi calci e pugni sono solo alcune degli strumenti utilizzati da una quarantina di ultras della Reggiana per assaltare gli autobus dei tifofi piacentini.

«Un attacco violento e premeditato» ribadisce la polizia. Perché i circa 250 ospiti erano di rientro verso la stazione a bordo di tre mezzi Seta, scortati da una trentina di agenti, per far rientro in treno a casa. Lo stesso percorso - direzione opposta - compiuto per arrivare al Mapei. L'agguato è avvenuto intorno alle 19.45, al termine della partita fra Reggio Audace e Piacenza, giocata domenica al Città del Tricolore e terminata con il risultato di 2-2. Un match al quale hanno partecipato circa 250 tifosi ospiti, da sempre ai ferri corti con la tifoseria granata, fin dai tempi della salvezza della Reggiana del 1994, conquistata a San Siro il° 1 maggio di quell'anno contro il Milan ai danni proprio della formazione piacentina.

L’azione violenta degli ultras granata porterà a delle conseguenze. Con la nuova gestione societaria, rappresentata dal patron Luca Quintavalli, i rapporti erano cambiati. Da una parte, il management granata garantiva per i tifosi. Dall’altra, la polizia si dimostrava più flessibile su alcuni argomenti. Esempio? Striscioni o tamburi. Chiesti dalla società in occasione del Centanario - facendosi portavoce - e accordati dalla Questura. «Ma questa fiducia è terminata - ribadisce la polizia -. Non è più credibile farsi garante di soggetti che rischiano di far ammazzare le persone. Le aperture passate, da parte nostra, non saranno più tollerate». (Da Il Resto del Carlino)