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Thomas Fig, dal pallone al mattone: ora è nel team di una startup padovana

Il sito venetoeconomia.it ha scoperto la nuova vita dell'ex centrocampista danese, che nel 1997 fu ingaggiato dai biancoscudati

Redazione PadovaSport.TV

Estate 1996, villaggio turistico «Marina di Venezia», Jesolo. C’è un 19enne danese, che ha già esordito nella massima serie calcistica del suo paese, con il Vejle, che si fa notare per come accarezza il pallone e per la visione di gioco che – a quell’età – non è proprio scontata. Così comincia l’avventura di Thomas Fig, da un villaggio turistico. Il talent scout Marino Santi lo nota e lo segnala a Loris Fincato, che guida ai tempi il settore giovanile del calcio Padova. Scatta subito una prova: dieci giorni con gli allievi di mister Carlo Sabatini, poi con la primavera. Fra Padova e Fig è amore immediato, reciproco. Sarà tesserato ufficialmente l’ultimo giorno di mercato del gennaio 1997. L’esordio, in serie B, di lì a poco: in un derby, il 18 maggio, con il Chievo, all’Euganeo. Il 15 giugno, a Pescara, la mette dentro. Sarà uno dei tre gol con la maglia del Padova, per un’avventura durata sei anni. Anni non certo facili per il biancoscudo, ma la classe di Fig non passa certo inosservata, ai tifosi, agli avversari: il Genoa offre una cifra grossa, il Padova tiene duro e rifiuta. Poi arrivano gli infortuni, tanti. Possiamo dirlo, soprattutto ora, con affetto e spensieratezza: una carriera che non è poi decollata come avrebbe potuto.

Ma c’è qualcosa che è cresciuto: il rapporto stretto fra Padova e il danese, terzo di tre fratelli tutti calciatori. Così non ci ha affatto stupito vederlo nel team di My Place, la startup patavina che nel 2015, anno di nascita, ha registrato 800mila euro di ricavi e per il 2016 punta ad arrivare a 3 milioni, e dopo aver già assunto quattro persone a tempo indeterminato. Un’idea vincente: MyPlace prende in mano appartamenti sfitti o da sistemare nei centri storici delle città, li ristruttura secondo un format standard di alto livello e li mette sul mercato degli affitti temporanei. Come una sorta di catena di alberghi, ma diffusi e con tutti i comfort degli appartamenti, dalla privacy alla cucina. E così Thomas ha esordito in un’altra formazione: quella composta assieme a Massimiliano Piarulli, Alessandro Busca e Angelo Pellegrino. D’altronde l’ex calciatore, che abita in città, pur di rimanere a Padova ha composto un mosaico tutto veneto con le sue squadre. Bassano, Piovese, Monselice, Sottomarina Lido, Adriese, recita il suo curriculum. A vederlo in camicia dietro una scrivania, bé, dovessimo dire che non si riconosce, mentiremmo: e sembra pure starci proprio bene. Il successo di MyPlace è una conferma: la startup padovana ha tutte le carte in regola per andare lontano. Il punto forte? Il centrocampo. Ci sono piedi buoni e geometrie.

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