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Aperi, simbolo del Padova vincente: sempre pronto, anche dalla panchina

Avercene di “seconde linee” come Sebastiano Aperi. L’attaccante biancoscudato è uno dei simboli di questo Padova che vince: nonostante la spietata concorrenza in attacco, con veri e propri pezzi da novanta per la categoria,...

Redazione PadovaSport.TV

Avercene di "seconde linee" come Sebastiano Aperi. L'attaccante biancoscudato è uno dei simboli di questo Padova che vince: nonostante la spietata concorrenza in attacco, con veri e propri pezzi da novanta per la categoria, finora è risultato decisivo anche partendo dalla panchina: cinque gol in nove presenze, una rete ogni 64 minuti. "Parlato scherza di questa situazione - racconta Aperi, intervistato da Il Mattino - Domenica, prima di farmi entrare in campo, mi ha detto: sei un ragazzo a modo, un giovane valido. Vai in campo e divertiti. Mi ha fatto molto piacere, infatti appena ho segnato sono corso ad abbracciarlo, mi è venuto d’istinto. L’ultimo mese è stato brutto: dopo aver segnato con il Kras Repen, devo ammettere che ho un po’ rosicato a star fuori, a Mogliano sono addirittura finito in tribuna. Io non sono uno che pretende di giocare, sono convinto che chi va in campo debba meritarselo". Aperi si rivede in un mostro sacro recentemente passato da queste parti, come El Shaarawy: "Io sarei uno che prende palla e tende a scartare gli avversari uno dietro l’altro, sono un “dribblomane” ma qui non posso farlo: fidatevi che fino ad ora non avete visto nemmeno il cinquanta per cento di quello che riesco a fare, perché se lo facessi Parlato si arrabbierebbe di brutto. Anche Cunico, domenica, dopo un mio elastico (un gesto tecnico che si compie facendo finta di portare la palla da un lato, per poi spostarla dall’altro, ndr) mi ha preso in giro. Mi ha detto: 'Facile fare l’elastico sul 6-2, prova a farlo sullo 0-0 la prossima volta!'. Io ci provo, perché a Padova voglio lasciare una traccia importante: è una piazza fantastica, la più grande dove sia mai stato, e voglio conquistarla".