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Il Mattino svela: “Padova, rischio crac entro due anni”

Se il Calcio Padova fosse una società quotata in borsa le sue azioni sarebbero considerate “spazzatura” da qualsiasi istituto bancario. Anche il più scalcagnato. Altro che Cittadella… È questa la sconcertante conclusione a cui si arriva...

Redazione PadovaSport.TV

Se il Calcio Padova fosse una società quotata in borsa le sue azioni sarebbero considerate “spazzatura” da qualsiasi istituto bancario. Anche il più scalcagnato. Altro che Cittadella… È questa la sconcertante conclusione a cui si arriva scorrendo i dati elaborati dagli esperti della Leanus, ditta specializzata nelle analisi dei bilanci delle società italiane (comprese quelle sportive). Niente di nuovo (forse) per gli aficionados che sanno di dover ringraziare ogni giorno che passa Marcello Cestaro e i suoi soci se il “biancoscudo” viaggia ancora spedito verso i playoff in questa stagione di serie B. Tuttavia, per gli analisti della Leanus, la liquidità del patron di Schio potrebbe non bastare: bilanci come quelli del Calcio Padova (relativi agli esercizi 2010 e 2011) sono l’anticamera del crac. A salvare da un possibile fallimento il club biancoscudato – è il caso di sottolinearlo – sono, per la Leanus, solo la situazione patrimoniale sufficientemente solida (il Padova vale 6,5 milioni di euro), ma soprattutto (come detto) che Marcello Cestaro non si è ancora stufato di ripianare puntualmente i debiti ad ogni chiusura di esercizio. Per il resto, dal punto di vista economico finanziario la società si trova in una condizione delicata. Debiti per oltre un milione di euro (su un bilancio di 15 milioni), capacità di produrre ricchezza pari a zero, perdite operative (di gestione) per oltre 6 milioni di euro. Per capire quanto pessima sia la situazione basti pensare che le perdite operative (la gestione ordinaria) del Calcio Padova rappresentano da sole il 36 per cento sul totale del Mol (margine operativo lordo, ovvero la capacità di produrre reddito) di tutta la serie B. Non molto meglio va se si guarda la sola perdita d’esercizio che per il Calcio Padova è stata di 9,9 milioni di euro per il solo esercizio 2011. Che rappresenta circa il 25% dell’ammontare della sommatoria delle perdite di esercizio di tutte le società di serie B. Insomma il Padova, stando ai numeri sembra meritarsi di essere stato inserito dagli esperti (insieme a Bari, Livorno, Ascoli, Vicenza e Reggina) nella lista “Stuck” (dall’inglese impantanato): gruppo in cui ci sono i club di serie B che secondo i calcoli degli analisti hanno una probabilità di default superiore al 95 per cento entro i prossimi due anni. Ad affossare il bilancio del Padova sono soprattutto i costi del personale (i giocatori) che si “mangiano” da soli tra il 71 e l’81 per cento dei ricavi. Ovvero, gli incassi che derivano dalla prima squadra (un milione di euro), dai contributi Lega e televisivi (4,4 milioni), dallo sponsor ufficiale (4,7 milioni), dalla pubblicità (1,9 milioni) dal premio di valorizzazione di El Shaarawy (500 mila euro) e dalle plusvalenze per la cessione dei giocatori (2,5 milioni). Dunque una zavorra che impedisce, per esempio, al Padova di "produrre ricchezza" come fanno per esempio Cittadella e Sassuolo, che firmano bilanci min utile a differenza del Padova. Zavorra che impedisce anche alla società biancoscudata di poter ragionare sulla possibilità di costruire uno stadio di proprietà. Per gli analisti situazioni patrimoniali come quelle della società padovana allontanano qualsiasi tipo di investitore. Anche il più spregiudicato. Tanto più che lo stadio Euganeo costa ancora relativamente poco: 109 mila euro nel 2011 (57 mila euro nel 2010) a cui bisogna sommare 47 mila euro l’anno per luce acqua e gas e costi per 40 mila euro (circa) a partita per i servizi (personale, pulizia e altro). Sicuramente meno (come affitto) del centro sportivo di Bresseo che incide a bilancio per ben 112 mila euro all’anno (sempre relativo al 2011). La situazione, comunque, sembra ben nota alla società biancoscudata che ha annunciato di aver voltato pagina, soprattutto puntando su una gestione più oculata e un contenimento dei costi. Certo è che se non riuscirà ad aumentare la redditività, sarà sempre più difficile riuscire a far quadrare i conti. E spiace dirlo, ma andare in serie A, servirebbe solamente a ripianare i debiti e vivacchiare solo per qualche altro anno.