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Lega Pro, nuovi soci e un grande vivaio: le tre sfide del Padova
Da Il Mattino: Il sabato pomeriggio in piedi sulla fontana di piazzetta Garzeria, per riprendere con il telefonino la festa degli ultras. La domenica mattina, invece, sugli spalti dell’Appiani ad assistere alla partita dei Giovanissimi...
Il sabato pomeriggio in piedi sulla fontana di piazzetta Garzeria, per riprendere con il telefonino la festa degli ultras. La domenica mattina, invece, sugli spalti dell’Appiani ad assistere alla partita dei Giovanissimi biancoscudati. Ecco servito il weekend senza la prima squadra del vice presidente del Padova, Edoardo Bonetto. A dir la verità, qualche settimana prima del fatidico 29 gennaio, c’era un po’ di timore in seno alla società su come comportarsi per l’anniversario di un club che formalmente non è quello in attività. L’entusiasmo dei tifosi, però, ha travolto anche i vertici di viale Rocco. «È così», conferma Bonetto junior. «Anche se in questo momento non siamo il Calcio Padova, l’obiettivo è riprendere il prima possibile nome e marchio e continuare a festeggiare con questi tifosi eccezionali. Vedere un migliaio di persone in centro inneggiare a questi colori mi ha regalato delle bellissime emozioni. Ma allo stesso tempo mi ha caricato di ulteriori responsabilità. Queste persone nutrono grande fiducia in noi, non dobbiamo deluderli». Suo padre ha rinnovato l’appello, rivolto ad altri imprenditori padovani, di entrare in società per aiutare i colori biancoscudati. Domanda franca: Bergamin e Bonetto, allo stato attuale, avrebbero la forza di progettare un campionato di buon livello anche in Lega Pro? «Sì, il piano triennale che abbiamo stilato considera anche l'eventualità della Lega Pro. Il discorso di mio padre non va inteso, quindi, in termini puramente monetari. Il budget si può aumentare anche grazie a sponsor e iniziative varie. Quel di cui avremmo bisogno sono soprattutto le risorse umane. Noi Bonetto e i Bergamin non riceviamo uno stipendio dal Padova, ci dedichiamo alla società per la grande passione e l'impegno che ci spinge, ma non possiamo tralasciare molto le nostre aziende. Per questo cerchiamo imprenditori che possano darci una mano in termini di lavoro e idee. Qualcuno che ci supporti dedicando tempo, voglia e amore per questi colori»: L’azionariato popolare può essere una strada percorribile in tal senso? Da qualche mese si sono perse le tracce di quest’iniziativa. «So che i tifosi che se ne stanno occupando hanno in programma altri incontri per ricercare la formula giusta. Noi siamo aperti anche a questo, a patto che dia benefici concreti alla società e non a singole persone». Lei, dalla fondazione della società, si è occupato principalmente della ricerca degli sponsor. Il bilancio a metà percorso è positivo? «Sì anche se poteva andare meglio. I primi tre sponsor trovati sono stati amici che hanno accettato la nostra proposta nel giro di un weekend e con i quali ci lega stima reciproca. Ma ho ricevuto anche tante porte in faccia. La mia speranza è che qualcuno che in un primo momento ha declinato la nostra offerta possa salire sul carro strada facendo. Il progetto, che stiamo già attuando, è quello di creare un network di partner che possa interagire e trarre benefici nel momento in cui decide di sponsorizzarci». Cosa vorrebbe veder realizzato nel 2015? «Far crescere ancora di più il settore giovanile. Ci fidiamo molto del lavoro di Giorgio Molon e ora vorremmo tornare ai fasti di un tempo, quando il vivaio biancoscudato era in grado di sfornare ogni anno giocatori pronti per il calcio professionistico. L’ideale sarebbe creare una base di 4-5 giocatori che partano dai pulcini e si formino come uomini e calciatori nel loro percorso in biancoscudato. Far crescere i ragazzi pronti a esordire con la prima squadra, dopo tutta la trafila con le giovanili, vorrebbe dire avere ogni anno un patrimonio di giocatori legati ai valori di questa maglia. L’importante non è che le squadre vincano, ma costruire giocatori validi. Di classifica mi interessa solo quella della prima squadra». Da quel punto di vista non va male. «Da qui a maggio sarà una lotta dura ma ce la possiamo fare. Abbiamo un grande mister e un ottimo diesse di cui forse si parla troppo poco. De Poli anche a gennaio è stato in grado di rinforzare con le pedine giuste, una squadra già molto competitiva».
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